lunedì 18 febbraio 2008

Dollari, multinazionali e i poveri elettori

Washington DC - A chi rispondono davvero i politici americani? Agli elettori che li votano e li mandano come rappresentati al Congresso, o alle grandi societa' multinazionali che finanziano la loro attivita' politica? La realta' e' che non c'e' una risposta univoca a questa domanda.

L'ultimo episiodio ad illustrazione di questa problematica e' venuto alla luce all'inizio di febbraio, come conseguenza di alcune indagini svolte dal New York Times e dal magazine di politica on-line The Huffington Post.

Nel 2006 i residenti dello stato dell'Illinois, di cui Obama e' senatore, rimasero sconvolti nell'apprendere che il gigante dell'energia nucleare Exelon Corporation non aveva reso pubblica la notizia di alcune perdite di residui radioattivi da uno dei propri stabilimenti.

Barack Obama si fece carico dell'indignazione dei propri elettori e propose una legislazione che obbligasse i gestori degli impianti nucleari a notificare le autorita' locali e statali al primo segno di perdita. Di tale legislazione, Obama si e' molto vantato nella propria campagna presidenziale e ne ha fatto un esempio di come sia disposto a battersi in difesa dei cittadini anche contro la grande industria.

A quanto pare, pero', questa non e' interamente una storia di eroismo da parte del senatore dell'Illinois. Mike McIntire ha scritto sul New York Times; "Mr. Obama accetto' modifiche al testo di legge che riflettevano i desideri dei Reppublicani al senato e di Exelon. La legislazione cosi' cambiata non includeva piu' l'obbligo di notifica immediata ma semplicemente offriva una guida per gli enti responsabili della regolamentazione del settore, che venivano incaricati di occuparsi di incidenti in cui le perdite non venissero denunciate".

La spiegazione ufficiale fornita da Obama e dai suoi sostenitori e' che il testo di legge fu reso piu' accomodante perche' altrimenti non sarebbe mai riuscito a passare il voto in Senato.

Al contempo, e' emerso che Exelon e' uno tra i piu' generosi sostenitori della carriera politica del Senatore dell'Illinois, a cui avrebbe donato oltre 270 mila dollari dall'inizio del 2003. Inoltre, il Presidente della societa', John W. Rowe, e' il capo del Nuclear Energy Institute, la lobby della potente industria dell'energia nucleare con sede a Washington DC. Infine, il principale stratega della campagna presidenziale di Obama, David Axelrod, ha lavorato in passato come consulente per Exelon.

Gli esperti di sicurezza nel settore del nucleare sono in disaccordo sul fatto che il lavoro di Obama al testo di legge abbia contribuito o meno a ottenere risulati sostanziali. David A. Lochbaum, della Union of Concerned Scientists ha dichiarato al Times la propria soddisfazione; “la proposta di legge, almeno, ha causato una reazione da parte dell'industria".

Altri invece rimangono convinti che lasciare tutto nelle mani della Nuclear Regulatory Commission, come stabiliscono le modifiche al testo di legge proposte da Obama,fa il gioco della potente industria nucleare, che non ha ragione di temere il lavoro dei regolatori.

Quando e' uscita questa storia, la squadra che lavora per Hillary Clinton ha fatto gran festa e ha pubblicizzato in lungo e in largo l'articolo del New York Times che illustrava i legami tra Barack Obama e il colosso industriale Exelon.

La settimana scorsa, pero', e' emerso un seguito interessante della vicenda; a quanto pare, Mark Penn, il piu' importante tra i consiglieri di Clinton, e' stato anch'egli consulente per Exelon. L'anno scorso la societa' di Mark Penn, Burson Marsteller, ha ricevuto 230 mila dollari per un lavoro di pubbliche relazioni in New Jersey dove Exelon stava cercando di ottenere il rinnovo della gestione di uno stabilimento nucleare. E c'e' anche un altro dettaglio curioso; Hillary Clinton e' stata tra gli sponsor della legislazione proposta da Obama, con tutte le modifiche.

Chi e' colpevole dunque? Difficile a dirsi; piu' facile invece e' stabilire che l'unica vera vittima della vicenda e' il confuso popolo americano.

PS: il testo di legge sulle perdite di materiale radioattivo attende ancora l'approvazione del Senato per entrare in effetto.

1 commento:

Unknown ha detto...

Verrebbe da dire: tutto il mondo è paese! Ma invece il giornalismo è differente. L'importante è sapere e così in qualche modo contenere lo strapotere e l'arroganza di chi ha i soldi e pretende di dettare legge alla politica e al mondo senza pagare dazio. Anita