Visualizzazione post con etichetta I Media Americani e la Campagna Elettorale 2008. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta I Media Americani e la Campagna Elettorale 2008. Mostra tutti i post

martedì 25 novembre 2008

Il giornalismo della transizione

Il grande entusiasmo degli americani per l'elezione di Barack Obama e l'attesa frenetica per la partenza del gia' dimenticato George W. Bush dalla Casa Bianca sta dando vita a del giornalismo sostanzialmente inutile.
Alle conferenze stampa tenute in questi giorni da Obama, i giornalisti che seguiranno la futura amministrazione americana continuano a bombardare il neo-eletto Presidente di domande specifiche sui suoi potenziali interventi governativi, sui numeri esatti del pacchetto di stimolo economico che proporra' al Congresso e via dicendo...Obama, per tutta risposta, non puo' che offrire una retorica ancora tipica della campagna elettorale, con il minimo di dettagli possibili, molte promesse, e la speranza che i giornalisti smettano di fare supposizioni e speculazioni...
La realta' e' che il Presidente Bush rimarra' in carica fino al giuramento di Obama sulle scalinate del Campidoglio il prossimo 20 gennaio. Fino ad allora, le uniche decisioni che verranno realmente prese da Obama sono le nomine del proprio governo. Tutto il resto consiste di progetti e proposte politiche a cui comincieranno a lavorare i consiglieri di Obama gia' dai prossimi giorni, ma i cui punti specifici non saranno resi noti fino a quando verra' il tempo di trasformare questi progetti in proposte di legge.
E quindi quelli che fanno del giornalsimo serio scelgono di concentrarsi sull'analisi delle personalita' di cui Obama si sta circondando, sul loro passato, e su cosa la loro selezione possa significare per le politiche del futuro governo.
Tutti gli altri, invece, non fanno altro che contribuire a rendere le conferenze stampa di Obama particolarmente noiose. Infatti, non appena l'incontro si apre alle domande dei giornalisti, i toni diventano estremamente simili a quelli sentiti durante la campagna; privi di reale sostanza.
E' comprensibile che l'America non veda l'ora di liberarsi di Bush e buttarsi a capofitto nelle attivita' del nuovo governo. Pero', viene da dire, abbiate ancora un po' di pazienza...In fondo mancano meno di due mesi. Dopo di che ci saranno quattro anni almeno per fare domande specifiche a Obama.

giovedì 30 ottobre 2008

Obama conduttore televisivo?

Washington D.C. - Dovesse perdere le elezioni, Barack Obama potrebbe senza dubbio intraprendere una carriera di successo come personalità televisiva. Questo almeno quello che emerge da una prima analisi dei dati a proposito del "megaspot" di trenta minuti trasmesso a reti unificate mercoledi sera.
Nei cinquantasei principali mercati televisivi americani, Obama ha ottenuto uno share di 21,7. Questo numero indica la percentuale di famiglie che ha guardato il programma. Si tratta di un rating superiore a quello della maggior parte delle trasmissioni di prima serata.
L'informercial di Obama ha avuto ancor più successo in alcune delle zone politicamente più incerte, come Philadelphia, con il 29%, West Palm Beach in Florida, con il 28%, e Greensboro/Winston Salem in North Carolina con il 27,2%.
Nell'unico precedente, nel 1996 Ross Perot aveva ottentuto con il proprio spot televisivo circa il 17% di share.

Lo spot

Washington D.C. - Trasmesso mercoledi' sera alle 20 dai piu' importanti network americani, eccovi qui sotto il video dello spot di 30 minuti a proposito di Barack Obama. Diretto da Davis Guggenheim, regista del documentario ambientalista con Al Gore "An Inconvenient Truth", la mezz'ora di infomercial sul candidato democratico alla Casa Bianca e' costato, secondo le ultime stime dell'Associated Press, oltre 4 milioni di dollari.
Lo spot insegue, con un certo successo, i toni del documentario e, per la gran parte, riesce a non cadere nell'agiografia mielosa di Obama. D'altro canto, la scelta di andare in onda con una tale operazione pubblicitaria correva il rischio, molto reale, di infastidire l'elettorato con una mossa estremamente costosa e piu' simile al lancio dell'ultimo film di James Bond che a un momento di discussione politica.
Per evitare di cadere in questa trappola, Guggenheim si e' concentrato sul racconto della storia della grande America, cercando di sottolineare che le radici di questo paese sono i valori della classe media dei lavoratori che, di questi tempi, non sa come arrivare alla fine del mese per via del costo delle medicine, a causa della disoccupazione, e per il crollo del sistema creditizio americano dovuto, secondo l'interpretazione dei democratici, a una politica repubblicana di deregolamentazione che ha sempre avvantaggiato le grandi societa' multinazionali e punito le piccole imprese, i dipendenti e in generale i normali cittadini.
Tra l'intervista a una casalinga del Missouri, che non sa piu' come fare a dar da mangiare ai quattro figli, all'operaio dell'industria automobilistica Ford in Kentucky, che, dopo aver licenziato la moglie, ha messo pure lui a fare turni bisettimanali perche' non c'e' piu' lavoro, Barack Obama racconta la propria storia personale, dell'assenza del padre e della morte precoce della madre per via di un tumore al seno. E nel mentre elenca i punti principali del proprio programma elettorale.
Anche se e' difficile a dirsi quale effetto questo lungo spot elettorale potra' avere sui telespettatori americani, in generale la campagna di Barack Obama e' riuscita con successo a gestire un'operazione che avrebbe anche potuto apparire arrogante e irritante.

mercoledì 29 ottobre 2008

Sondaggi sempre piu' a favore di Obama

Washington D.C. - Il vantaggio di Obama negli stati indecisi sembra aumentare di giorno in giorno, o almeno cosi' parrebbero indicare i sondaggi. L'ultimo, di CNN, condotto in Colorado mostra che il candidato democratico alla Casa Bianca conduce di otto punti percentuali sul rivale repubblicano John McCain, con il 53% delle preferenze degli intervistati contro il 45%. Il vantaggio sarebbe raddoppiato nelle ultime due settimane, almeno stando ai dati raccolti dal network americano.
Mercoledi' mattina, altri due rilevamenti statistici condotti dal Los Angeles Times mostravano Obama in vantaggio di nove punti percentuali in Ohio (49% a 40%) e sette in Florida (50% a 43%).
Lunedi' il Washington Post dava Obama in testa di otto punti percentuali persino in Virginia (52% a 44%) che non vota per un candidato democratico alla presidenza dal 1968.
I repubblicani, dal canto loro, cercano di difendersi. Secondo il Governatore della Florida Charlie Christ alcuni sondaggi interni della campagna di McCain darebbero indicazioni molto positive per il Senatore dell'Arizona, mostrando che McCain starebbe recuperando velocemente un paio di settimane difficili nella decisiva Florida e sarebbe in testa di tre-quattro punti.
Infine, il sondaggista ufficiale della campagna repubblicana Bill McInturf ha pubblicato un rapporto martedi' per pubblicizzare il fatto che, al contrario di quello che emerge dai sondaggi principali, McCain sarebbe pari se non addirittura in vantaggio in tutti gli stati indecisi.
Rimane il fatto che di questi sondaggi interni non si sa nulla tranne quello che i repubblicani decidono di raccontare.
Intanto, mercoledi' sera, e' stato trasmesso dai principali network televisivi americani l'infomercial di 30 minuti pagato dalla campagna di Barack Obama oltre 3 milioni di dollari. Ma si sa che i soldi non sono un problema per il Senatore dell'Illinois. Il problema potrebbe emergere invece qualora i telespettatori americani si insospettissero e cominciassero a dare seguito all'idea, portata avanti dai repubblicani, che Obama non e' altro che una celebrita' in stile hollywood, che vuole solamente stare al centro dell'attenzione...
La trasmissione finanziata da Obama alterna scene della vita del candidato democratico alla Casa Bianca a momenti della campagna elettorale cominciata nell'estate 2007, dichiarazioni di Obama quanto alle proprie proposte in fatto di economia e spezzoni di raduni elettorali. Il video si chiude con Obama che parla al pubblico radunatosi ad un evento della campagna tenutosi, guarda caso, in Florida.
Si torna comunque sempre a quei pochi stati ancora in ballo, quindi martedi' prossimo tenete un occhio su Florida, Ohio, Virginia, New Hampshire, Colorado, Pennsylvania e New Mexico.

giovedì 16 ottobre 2008

La veloce parabola del finto idraulico Joe

Washington DC -- Chi finisce al centro del dibattito mediatico americano deve anche essere preparato a sopravvivere all'osservazione al microscopio a cui verra' sottoposto dagli ormai milioni di giornalisti della carta stampata, televisivi, radiofonici e soprattutto dai blogger.
E' questo il caso di Samuel Joseph Worzelbacher, che, in quanto Joe l'idraulico ha raggiunto una notorieta' praticamente globale in poco meno di due ore, ma il cui destino di superstar sta gia' slittando in fase di parabola discendente.
Joe, che viene da Toledo nel mitico Ohio degli indecisi corteggiati senza sosta da Obama e McCain, incontro' Barack Obama a un raduno del Senatore dell'Illinois qualche giorno fa e ebbe l'opportunita' di interrogarlo sulla politica fiscale. Diventando l'idolo dei repubblicani, Joe si lamento' con Obama che, sotto lo schema di tassazione proposto dai democratici, sarebbe diventato impossibile per lui acquistare la societa' d'idraulica per cui lavora duro da tanti anni ma che produce po' piu' di 250 mila dollari l'anno di reddito, livello oltre il quale Obama ha promesso di alzare le imposte.
E cosi' John McCain ha deciso di rivolgersi per l'intera durata del dibattito di mercoledi' sera proprio a Joe l'idraulico, obbligando Obama a seguirlo in questa crociata televisiva per il voto del cittadino medio.
E' bastato pero' poco piu' di una notte perche' si scoprisse che Joe Wurzelbacher non e' semplicemente quel povero padre single che lavora tutto il giorno per tornare a casa stanco la sera e aiutare i figli a fare i compiti.
Innanzitutto, Joe fa l'idraulico ma non ha mai ottenuto la licenza necessaria a praticare la professione. In secondo luogo, pare che il nostro mitico elettore medio non ami particolarmente pagare le tasse e non lo faccia poi con troppa regolarita'. Sono state trovate infatti lettere provenienti dall'ufficio dell'entrate della contea di residenza di Sam J. Worzelbacher emesse in riferimento alla mancata ricezione del pagamento di alcune porzioni delle imposte sul reddito dovute da Joe al governo.
Dalle stalle alle stelle di nuovo alle stalle in meno di ventiquattro ore...


giovedì 17 luglio 2008

Il cinema documentario gratis sullo schermo del vostro computer

L'ultima pensata per la distribuzione gratuita di informazione on-line si chiama SnagFilms. Andando al sito www.snagfilms.com potete trovare un archivio di oltre 250 documentari da guardare on-line senza pagare e, addirittura, da ripostare sul vostro blog o sito web per la gioia dei vostri lettori. E non si tratta di clip di due o tre minuti messe su Youtube da un sedicenne dell'Ohio, bensi' di una collezione di veri e propri film documentari che sono passati per le sale cinematografiche, alcuni suscitando grande clamore, altri meno. L'idea e' quella di regalare a queste produzioni, spesso di notevole valore informativo, una seconda vita, dopo che il cinema d'essai di quartiere smette di proiettarle. Per darvi un'idea, questo e' Super Size Me.

mercoledì 2 luglio 2008

Scegliete il vostro VP ideale

Washington D.C. - Il quotidiano online Slate lancia l'ultima delle sue piattaforme interattive, un test a risposta multipla che dovrebbe aiutare il lettore a scegliere il proprio candidato alla Vice-presidenza ideale, sia per John McCain che per Barack Obama.
Rispondendo qui ad una serie di domande a risposta multipla sull'identita' anagrafica che pensiate sia necessaria per un candidato di successo, potete dare al software le informazioni necessarie affinche' questo selezioni per voi il nome del Vice perfetto, da una lista di oltre 250 nomi della politica americana, partendo con Hillary Clinton per arrivare ad altri personaggi del tutto sconosciuti.

lunedì 16 giugno 2008

Un altra morte eccellente


Washington D.C. - Appena un giorno dopo la scomparsa del giornalista televisivo Tim Russert, muore un altro mito del mondo della comunicazione politica americana. Tony Schwartz e' deceduto sabato nella sua casa di Manhattan all'eta' di 84 anni.
Schwartz e' conosciuto in particolare come il creatore dello spot "Daisy", che fu prodotto nel 1964 dalla campagna elettorale di Lyndon B. Johnson, durante la corsa per la Casa Bianca contro il conservatore Barry Goldwater. "Daisy" e' considerato il piu' influente spot politico mai trasmesso, e viene spesso accusato di avere dato vita alla tradizione delle pubblicita' negative che da allora infestano la politica americana.
"Daisy", della durata di un minuto, fu trasmesso una sola volta, il 7 settembre 1964, sul network NBC. La protagonista dello spot e' una bambina bionda in un parco che conta a voce alta mentre strappa uno ad uno i petali di una margherita. La sua voce dissolve in quella di un uomo che fa un conto alla rovescia fino a che non appare l'immagine di un'esplosione atomica. Lo spot finisce con la voce di Johnson che dice: "Questo e' il dilemma con cui ci confrontiamo. Creare un mondo in cui tutti i figli del Signore possano viviere, o sparire nell'oscurita. Dobbiamo amarci l'uno con l'altro, oppure morire."
Nonostante il nome di Goldwater non venisse fatto nello spot, la campagna del Senatore dell'Arizona monto' un caso gigantesco contro "Daisy", cosi' come molti spettatori sia repubblicani che democratici. Lo spot fu ritirato immediatamente, ma basto' quella sola volta per raggiungere lo scopo. "Daisy" contribui' alla facile vittoria di Johnson contro Goldwater ed e' tutt'ora considerato tra i momenti chiave nella storia della comunicazione politica.
Tony Schwartz, che e' stato protagonista di un'eclettica carriera che l'ha visto professore universitario, presentatore radiofonico, consulente per la comunicazione e mille altre attivita', e che ha sempre sofferto di agorafobia e dunque ha sempre lavorato da casa, ha passato gli ultimi cinquant'anni a difendere "Daisy" dalle accuse di avere inaugurato l'epoca della pubblicita' negativa. "Non c'e' nulla di negativo nello spot. Sinceramente, penso sia la pubblicita' piu' positiva mai fatta," dichiaro' il creatore in un intervista con MSNBC nel 2000.

venerdì 13 giugno 2008

Muore Tim Russert, pilastro del giornalismo televisivo americano


Washington D.C. - Tim Russert, responsabile della redazione di Washington del network NBC e presentatore dello show settimanale Meet the Press, e' morto venerdi' di un attacco di cuore. Aveva cinquantotto anni.
Russert era al lavoro quando e' crollato per terra nel primo pomeriggio ed e' quasi immediatamente deceduto. Il collega Tom Brokaw, altra personalita' mitica del giornalismo a stelle e strisce, e' apparso in onda alle 15:39 per dare la notizia.
Russert era considerato tra i piu' seri e affidabili professionisti americani, una delle voci piu' ascoltate di questa campagna elettorale 2008 e di tante altre in passato.
Gli americani sono sotto shock.

lunedì 2 giugno 2008

McCain all'attacco televisivo

Washington D.C. - La principale tra le ragioni che stanno spingendo un numero sempre maggiore di membri del Partito Democratico a sperare in un prossimo ritiro di Hillary Clinton e' la paura che una campagna per la nomination democratica che si prolunghi per tutta l'estate possa dare eccessivo vantaggio a John McCain, che gia' da mesi e' lanciato verso le presidenziali di novembre.
Una serie di dati rilasciati da Campaign Media Analysis Group, una societa' che segue l'ammontare di denaro speso dai candidati alla Casa Bianca in spot televisivi, conferma questi timori. Il Senatore dell'Arizona ha gia' cominciato a spendere in maniera significativa per trasmettere degli spot elettorali negli stati che gia' da ora si sa saranno determinanti a novembre. In particolare, McCain sta investendo in Ohio, Michigan, Pennsylvania, Iowa e West Virginia.
Come riportato dal Wall Street Journal, McCain ha speso 1,5 milioni di dollari negli ultimi 60 giorni, concentrati particolarmente nel mese di maggio. E la cifra continua a salire. Si calcola che nella sola giornata di mercoledi' scorso, la sua campagna abbia pagato affinche' i network televisivi trasmettessero pubblicita' per 700.000 dollari. Se una spesa del genere fosse mantenuta costante, in una settimana McCain dovrebbe sborsare 1,2 milioni di dollari.
I democratici temono che questi spot siano particolarmente efficaci perche' non c'e' nessuno che stia facendo la stessa cosa in campo opposto, considerato che Obama e Clinton stanno ancora sfidandosi nelle primarie di partito.

lunedì 26 maggio 2008

Obama e gli Appalacchi

Washington D.C. - Il 3 giugno si vota in South Dakota e Montana per l'ultimo round delle primarie democratiche 2008. I risultati del Montana in particolare saranno interessanti dal punto di vista demografico, in particolare per quanto riguarda la relazione teoricamente difficile tra Barack Obama e l'elettorato di lavoratori bianchi.
Il Montana, nel nord-ovest del paese, e' uno stato bianco al 90,8% e con solo lo 0,4% della popolazione composto da afro-americani. Ed e' anche il quinto stato piu' povero del paese. Di conseguenza, dovrebbe rappresentare il terreno ideale per Hillary Clinton, almeno secondo quanto viene detto ultimamente, ovvero che gli americani bianchi a basso reddito non amano il Senatore dell'Illinois.
Eppure, un sondaggio appena rilasciato da Mason-Dixon per Lee Newspapers e condotto tra il 19 e il 21 di maggio, segnala che il 52% di coloro che si dichiarano intenzionati a partecipare alle primarie democratiche dovrebbe votare proprio per Obama e solo il 35% per Clinton. Il blog Daily Kos commenta; "E' scioccante vedere come sia difficile per i media distinguere fra il problema che Obama ha nella regione degli Appalacchi e invece la relazione piu' normale che intrattiene con il resto dell'elettorato bianco".
Per Appalacchi si intende una regione estesa che arriva a toccare 13 stati, comprendendo il sud-ovest dello Stato di New York, la Pennsylvania occidentale, l'Ohio orientale, il West Virginia, la Virginia occidentale, le zone ad est del Tennessee, quelle ad ovest del North e South Carolina, e la parte settentrionale di Georgia, Alabama e Mississippi.
In un'analisi della politica di questa regione, Evan Thomas scrive su Newsweek ; "Non ci si puo' permettere di perdere tutti questi stati se si vuole vincere in Novembre", cosi' sottolineando che, anche se il problema di Obama con i lavoratori bianchi fosse limitato solo agli Appalacchi, sarebbe comunque un problema sostanziale.
Pero', come sostiene John Harwood sul New York Times, se si guarda agli ultimi dati nazionali in riferimento all'ormai probabile scontro Obama-McCain per la Casa Bianca a novembre, il Senatore dell'Illinois non e' poi in una situazione cosi' catastrofica quanto alla classe lavoratrice bianca. In due sondaggi recenti, Obama insegue McCain ad una distanza di, rispettivamente, 12 e sette punti percentuali. Nel 2000, Al Gore perse questo gruppo demografico per 17 punti percentuali, e Kerry per 23 nel 2004.
Il blog TPM Election Central, ricordandosi che Obama, in cambio del sostengo di John Edwards, aveva promesso all'ex candidato alla nomination di intraprendere un tour del paese per parlare di poverta', suggerisce che i due potrebbero portare questo tour proprio negli Appalacchi.

giovedì 15 maggio 2008

La morte del Washington Post?

The Onion

Dying Newspaper Trend Buys Nation's Newspapers Three More Weeks

WASHINGTON—A recent glut of feature stories on the death of the American newspaper has temporarily made the outmoded form of media appealing...

Washington D.C. - In un mondo dell'informazione sempre piu' dominato dai nuovi media, internet e i blog, e dai grandi network televisivi, lo spazio per la carta stampata sta diminuendo ad una velocita' mai vista e l'esistenza dei quotidiani e' seriamente a rischio, non solo in Italia, ma anche negli Stati Uniti.
Gli occhi sono ora puntati sul Washington Post, che pare essere in seria crisi. La nuova editrice Katharine Weymouth aveva annunciato il 7 febbraio che il giornale avrebbe dovuto passare attraverso una fase di ristrutturazione (che significa riduzione del personale). Per raggiungere questo obiettivo, il management ha offerto una ricca liquidazione a coloro che decidessero di abbandonare il proprio posto di lavoro volontariamente. La scandenza dell'offerta e' tra oggi e domani, e le voci vogliono che moltissmi tra i dipendenti siano intenzionati ad abbandonare la nave prima che affondi. Fra essi anche alcune firme prestigiose e personalita' storiche del Post, come l'opinionista politico David Broder e il giornalista sportivo Tony Kornheiser (con il Washington Post dal 1979). Si aspetta inoltre la decisione dell'editore esecutivo Leonard Downie, con il quotidiano da 17 anni.
A quanto pare, per come mi e' stato segnalato da una fonte vicina al Washington Post, l'obiettivo e' di tagliare 300 posti di lavoro entro la prossima settimana.

venerdì 2 maggio 2008

Love Story

Washington D.C. - "George W. Bush, verra' ricordato come il Comandante in Capo, ma non solo. E' stato sopra ogni altra cosa un presidente che ha avuto il coraggio di farsi carico dell'obbligo morale che appartiene alla nazione guida del mondo libero" scrive Silvio Berlusconi su Time Magazine.
Ebbene si', avete sentito bene, Berlusconi e' stato invitato dal sito web del noto settimanale americano a commentare i successi della presidenza Bush sul numero corrente della rivista. Ogni anno Time pubblica una lista delle cento personalita' piu' influenti al mondo ed ospita i pensieri di altri personaggi famosi a proposito di coloro che vengono selezionati. Quest'anno Bush e' tra i vincitori.
Berlusconi non e' considerato una celebrita' di particolare rilievo negli Stati Uniti e, come Primo Ministro, viene guardato con sospetto dalla maggior parte dei media e dei politici americani, inclusa la destra. Viene allora da pensare che Time non sia riuscito a trovare nessuno di meglio che fosse disposto a scrivere un elogio del presidente americano.
Del resto, proprio nel mese di aprile, il tasso di disapprovazione di George Bush da parte dei cittadini americani ha raggiunto il record storico del 71%, e, a livello internazionale, sono rimasti in pochi a mostrare stima sincera per l'amministrazione Bush. Persino l'attuale candidato repubblicano alla Casa Bianca John McCain mostra imbarazzo nel gestire l'eredita' della presidenza Bush durante la propria campagna elettorale. Per fortuna c'e' l'amico fedele Silvio.
C'e' infine anche da chiedersi quale sia lo stato del giornalismo americano, che arriva a domandare a Berlusconi di scrivere di Bush. Forse non e' un caso che il sito web di The Onion stia celebrando la morte della carta stampata proprio in questi giorni:

The Onion

Dying Newspaper Trend Buys Nation's Newspapers Three More Weeks

WASHINGTON—A recent glut of feature stories on the death of the American newspaper has temporarily made the outmoded form of media appealing...



giovedì 13 marzo 2008

Il pubblico americano si e' assopito e i media si sono distratti

Washington DC - Il Pew Research Center, un centro di ricerca e analisi statistica con sede a Washington DC, ha pubblicato mercoledi' i risultati di un sondaggio recentemente condotto a proposito del rapporto tra la copertura televisiva della guerra in Iraq e la consapevolezza del pubblico americano sul tema. Naturalmente il sondaggio ha rilevato dati sorprendenti, e decisamente preoccupanti.
Solo il 28% degli adulti intervistati e' stato in grado di dire che, ad oggi, i morti americani in Iraq sono approssimativamente 4.000. Per la precisione, il Dipartimento della Difesa ha confermato il 10 marzo che 3.974 militari statunitensi sono stati uccisi dall'inizio dell'occupazione, cinque anni fa'. La maggiorparte delle persone contattate pare sottostimare il numero delle vittime.
Nell'agosto 2007, in un rilevamento precedente, ben il 54% degli americani aveva identificato correttamente il numero dei morti (3.500 all'epoca).
Il calo di consapevolezza del pubblico americano corrisponde ad un declino nel numero di servizi televisivi dedicati alla guerra in Iraq.
Secondo il News Content Index, pubblicato dal Project for Excellence in Journalism e che controlla periodicamente i temi piu' trattati dai media americani, la percentuale di servizi di telegiornale sulla guerra e' crollato dal 15% dello scorso luglio al 3% in febbraio.
L'attenzione dei media americana e' ultimamente quasi esclusivamente concentrata sulla campagna elettorale. Teoricamente, questa tendenza dovrebbe garantire che gli elettori siano ben informati in vista del voto. Allo stesso tempo, se i network si dimenticano di parlare delle tematiche che dovrebbero essere al centro del dibattito politico, allora il servizio reso all'opinione pubblica rischia di diventare davvero di bassa qualita'.

mercoledì 20 febbraio 2008

Uno scolaretto impaurito

Washington DC - Capita che i politici, a volte, assomiglino un po' a quel compagno del ginnasio che non si era preparato la versione di greco e che aveva finito per fare un'imbarazzante scena muta durante l'interrogazione.

Il Senatore all'Assemblea statale del Texas Kirk Watson, e' stato ospite martedi' sera dello show di NBC Hardball, uno dei programmi di analisi politica piu' seguiti. Watson aveva il compito di rappresentare la candidatura di Barack Obama per la durata della trasmissione.

Il presentatore Chris Matthews e' conosciuto per i toni di continua provocazione, oltre che per aver scritto i discorsi dell'ex -presidente Jimmy Carter. Matthews e' stato anche protagonista di una lite
recente con Hillary Clinton, per aver dichiarato durante una puntata di qualche settimana fa che "Hillary e' in testa nei sondaggi (o perlomeno lo era allora) solo grazie agli incidenti sessuali del marito Bill".

Forse nel tentativo di rimediare con i Clinton e di mostrare al pubblico americano di non essere partigiano dalla parte di Obama, Matthews ha deciso di scatenarsi contro il povero Watson. A voce sempre piu' alta, Matthews ha interrogato il politico texano sui successi legislativi di Obama. E il poveretto non e' piu' riuscito a spiccicare sillaba.

Mercoledi' Watson ha postato sul proprio sito una lettera di scuse, in cui elenca i successi politici di Obama e scrive; "Se non avessi perso la testa, questi sarebbero i punti che avrei elencato".

Date un'occhiata al video perche' e' imperdibile, per quanto assai imbarazzante:



martedì 19 febbraio 2008

La satira politica in America

Washington DC - Per seguire le elezioni americane 2008 non ci sono solo il New York Times, la CNN e la miriade di blog politici che spuntano ogni giorno sulla rete. Ci sono anche i comici!

A chi fosse interessato ad una copertura attenta delle presidenziali di quest'anno suggerisco vivamente di visitare il sito di The Onion, il magazine umoristico creato nel 1988 da due studenti dell'Universita' del Wisconsin a Madison e diventato uno degli organi d'informazione che e' indispensabile leggere se si vuole essere aggiornati sugli ultimi eventi nazionali ed internazionali.

La sezione dedicata alla corsa alla Casa Bianca di quest'anno, The War for the White House, pubblica, fra le altre cose, i profili di tutti i candidati alla presidenza. Huckabee, ad esempio, spiega la propria posizione sull'aborto dichiarando; "Io credo che la vita cominci al momento del concepimento, ma che non finisca con la nascita. Finisce invece il 27 marzo 2012". Mentre Hillary Clinton si sarebbe candidata per una ragione sopra ogni altra; ha dimenticato un po' di cose alla Casa Bianca 8 anni fa. Il sito offre anche analisi piu' approfondite degli ultimi sviluppi e un glossario dei termini chiave di quest'anno elettorale. Ad esempio vi si trova la definizione di democrazia, una plutocrazia moderatamente rappresentativa. Oppure quella di caucus, il processo grazie al quale gli Americani si ricordano ogni quattro anni dell'esistenza dell'Iowa.

Se siete invece appassionati di video in stile YouTube, vi consiglio di visitare un'altro indirizzo web; Indecision 2008 e' la pagina dedicata alle elezioni da Comedy Central, il canale televisivo che trasmette 24 ore su 24 di programmi satirici. Il sito ospita principalmente delle clip tratte dai due tra i piu' seguiti show delle serate televisive americane, il Daily Show di Jon Stewart e Colbert Report di Stephen Colbert.

Nella collezione di video archiviati su Indecision 2008, uno fra i piu' esilaranti e' quello in cui Colbert ricorda a Mike Huckabee della promessa fatta di scegliere come vicepresidente, in caso di vittoria nelle primarie, lo stesso Colbert.

Oppure si puo' guardare la clip in cui Jon Stewart manda a quel paese Mitt Romney (con un letterale vaffanculo gridato in camera), dopo averlo sentito dichiarare che contribuire alla vittoria dei democratici equivale a soccombere al terrorismo internazionale.

Non di rado, sono queste le fonti di informazione piu' accurate. E perfortuna, in un paese che ancora ha un profondo rispetto per la liberta' di espressione, il mondo della satira politica e' libero di dire un po' cio' che gli pare, anche quando di mezzo ci finiscono i potenti. Cosi' i comici americani non rischiano di finire oscurati dai network televisivi (a meno che smettano di fare audience). Colbert e' riuscito persino a convincere la National Portrait Gallery di Washington DC ad appendere per qualche settimana un proprio ritratto, da Colbert personalmente donato al museo, che ospita una tra le collezioni piu' presigiose dell'intero paese. E questo dopo aver tenuto, nel 2006, un discorso storico di fronte all'associazione dei corrispondenti dalla Casa Bianca in cui non ha esitato a umiliare George Bush, che stava ammulito affianco al podio.