giovedì 21 febbraio 2008

K Street - il mondo delle lobby

Washington DC - Il primo amendamento della Costituzione degli Stati Uniti d'America recita; "Congress shall make no law respecting an establishment of religion, or prohibiting the free exercise thereof; or abridging the freedom of speech, or of the press; or the right of the people peaceably to assemble, and to petition the Government for a redress of grievances".

Nel "Right to Petition the Government", (ovvero nel diritto riconosciuto ai cittadini americani di rivolgersi direttamente al governo e ai suoi rappresentanti per difendere i propri interessi) sta il fondamento dell'istituzione del lobbying.

Pensato originariamente dai padri fondatori per facilitare il contatto diretto tra gli elettori e gli eletti, il sistema del lobbying si e' dovuto necessariamente professionalizzare con il crescere della complessita' sociale ed economica del paese. Oggettivamente, i senatori e i deputati al Congresso, cosi' come la Casa Bianca o le varie agenzie di stato, non avrebbero il tempo di parlare individualmente con ogni cittadino americano che abbia delle lamentele.

La conseguenza e' stato il fiorire di societa' e associazioni di lobbying, che si occupano professionalmente di tenere i contatti con i rappresentati del popolo americano per conto dei propri clienti o dei propri iscritti. Alcune sono organizzazioni a tema, che fanno pressione politica sul Congresso per problematiche specifiche. Ad esempio esiste la American Civil Liberties Union (ACLU) che ha l'obiettivo di far garantire il rispetto dei diritti civili. Oppure c'e' il braccio lobby della potente National Rifle Association, the NRA-ILA, che si batte per legislazioni in difesa del possesso d'armi.


La maggior parte, invece, sono societa' private - che spesso hanno sede su K Street a Washington DC (la strada che ha dato il soprannome a tutta l'industra del lobbying) - e che, per conto dei propri clienti, mantengono una rete di contatti con i rappresentati del governo. Con approcci piu' o meno sospetti, i lobbisti cercano di passare il maggior tempo possibile con i politici che piu' da vicino si occupano delle tematiche di propria competenza, nel tentativo di convincerli ad andare nella direzione desiderata.

"La nascita del lobbista professionista ha significato una incredibile, e potenzialmente pericolosa, concentrazione di potere nelle mani di una elite ristretta di persone", recita il sito Lobbying Info, che e' dedicato a pubblicare informazioni sul sistema di pressione dei privati sul governo americano.

Una delle tendenze piu' preoccupanti dell'ultimo decennio e' quella dei politici che, una volta terminato il proprio mandato, si dedicano all'attivita privata di lobbying per conto terzi, sfruttando le proprie conoscenze all'interno del Congresso. Mentre un tempo, l'attivita' di lobbying era considerata indegna da parte dei rappresentati eletti, il vertiginoso aumento dei salari su K Street e la maggior frequenza con cui il Partito Democratico e quello Repubblicano si sono alternati al potere (lasciando piu' velocemente disoccupati i propri parlamentari) ha creato una revolving door tra i due mondi, ovvero una porta girevole con accesso diretto dell'uno sull'altro. Uno studio pubblicato nel 2005 dall'associazione non-profit Public Citizens ha mostrato che, dal 1998 il 43% dei 198 membri che hanno lasciato il Congresso sono diventati lobbisti.

Questo rilevamento e' stato possibile grazie ad una legge passata nel 1995 - The Lobbying Disclosure Act (LDA) of 1995 - che in sostanza obbliga l'industria della pressione politica a maggiore trasparenza, richiedendo la registrazione ufficiale di tutti coloro che vi sono impiegati, e la dichiarazione delle somme ricevute in pagamento dai propri clienti, cosi' come quelle donate da queste societa' alle campagne elettorali dei diversi candidati alla Camera, al Senato e alla Presidenza.

Cosi' ad esempio, andado sul sito Open Secrets, si puo' scoprire che, dal 1998 al 2007, l'industria farmaceutica e' quella che ha speso maggiormente nelle attivita' di lobbying, seguita da quella delle assicurazioni, dalle societa' che forniscono elettricita' e dalle compagnie di informatica e internet.

Quanto alla vicenda McCain, Vicky Iseman lavorava per la societa' Alcalde and Fay, specializzata in lobbying per l'industria delle telecomunicazioni. John McCain e' presidente del Senate Commerce Committee, che si occupa, fra le varie cose, anche delle leggi sulle telecomunicazioni.

Nessun commento: