venerdì 29 agosto 2008

Obama convince anche l'uomo della strada

Denver, CO - La convention democratica si è chiusa giovedi sera con i fuochi d'artificio. Davanti agli spalti gremiti da 80.000 spettatori sono sfilati i dirigenti del partito, cantanti e band, cittadini che hanno raccontato le proprie storie di difficoltà e infine è arrivato Barack Obama. Accolto da una lunghissima standing ovation il candidato democratico alla Presidenza - oggi ufficialmente il primo nero a rivestire questo ruolo per uno dei due partiti maggiori - ha accettato la nomination con un discorso che ha riassunto i punti principali del proprio programma politico, riassicurato il pubblico sulle sue capacità di leadership, attaccato i repubblicani in maniera più aggressiva del solito e commosso molti tra i presenti con l'oratoria raffinata e una retorica fortemente simbolica, nel quarantaciquesimo anniversario del famosissimo discorso di Martin Luther King "I have a dream".
La serata di chiusura della DNC è stata orchestrata in maniera perfetta dalla campagna elettorale di Obama e potrebbe suscitare il dubbio che l'entusiasmo dei i sostenitori democratici presenti potesse essere, in qualche modo, artificioso. Eppure, parlando con coloro che all'Invesco Field non sono entrati e che, dello show della politica americana, sono solo indiretti spettatori, parebbe che questo dubbio sia poco fondato.
Dedrick Simmons fà l'autista di autobus a Denver da qualche mese, ovvero da quando, in seguito ad una separazione, è ritornato dalla California dove si era trasferito cinque anni fa con moglie e figli a fare il marmista. Un uomo sulla quarantina, nato e cresciuto a Denver, è convinto che Obama possa davvero mantenere la promessa di cambiamento che è diventato il marchio della sua campagna elettorale: "E' un uomo molto intelligente," mi ha detto Dedrick Simmons, "e sono convinto che in quelle aree che non conosce a sufficienza chiederà l'aiuto dei propri consiglieri." In fondo, sostiene Dedrick con una passione e una consapevolezza notevole, tutta questa enfasi sul Presidente è un po' ingenua: "E' un po' come se io fossi un meccanico che sa tutto di freni ma non è capace di disegnare il sedile ergonomico per il pilota. Chiaramente, avrò qualcuno che lavora con me che se ne può occupare."
Il messaggio di Obama sembra arrivare anche a uno come Simmons che davvero è un lavoratore, e non certo un democratico di quelli ricchi e con le lauree prestigiose, che giovedì sera rappresentavano gran parte del pubblico all'interno dello stadio. Anzi, Dedrick ha ben poca simpatia per questo tipo di persone; "Io ho visitato Berkeley, e ho trovato solo un mucchio di ragazzi bianchi e ricchi senza nulla da fare, che si inventano cause implausibili da difendere perché non hanno nulla di cui preoccuparsi," mi ha detto Dedrick convinto. "Deve essere bello essere un bianco ricco. Almeno per una volta far parte dello status-quo."
Dedrick è un afro-americano di una generazione culturamente più vecchia di quella di Obama, anche se l'età è simile a quella del Senatore dell'Illinois. E la sua voce è carica di frustrazione verso un paese ed un sistema che ha trovato sempre nuovi e diversi modi per discriminare i cittadini di colore. "L'odio che deve essere stato alla base del concetto stesso di schiavitù e di segregazione, che ha reso illegale per così a lungo insegnare a leggere a un bambino di colore, non puo' essere sparito d'un tratto, pouf," continua Dedrick gesticolando con le mani. "La realtà è che ci odiano ancora," mi dice riferendosi ai bianchi americani.
Nonostante i rancori di chi, dopo soli due anni di università ha dovuto abbandonare gli studi perché non poteva proprio permetterselo, di chi ha una famiglia divisa e le spese che ne conseguono (dagli alimenti ai voli per fare venire i figli dalla California al Colorado) nonostante in sostanza Dedrick sia davvero uno di quelli che l'America e la politica di Washington non deve mai avere aiutato molto, oggi mi dice che di Obama ha fiducia e ci spera davvero che possa cambiare le cose in favore dei meno fortunati.
"Sai c'è tanta gente che ha paura di un attentato contro Obama," mi ha detto Dedrick. "Se una cosa del genere capitasse," ha continuato, "secondo me questo paese sarebbe al collasso. I neri americani sarebbero davvero furiosi, perché sarebbe un po' come sputarci in faccia."
Prima di salutarlo gli chiedo cosa studiasse all'università prima di lasciare. Non mi sorprendo affatto quando mi dice: "Credici o meno ma studiavo proprio Scienze Politiche".


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