Oxford, MS - Una lunga fila di gente attende davanti allo stand di Taylor Grocery, in un'attesa impaziente per il proprio piatto di fish&chips. Taylor Grocery e' un piccolo ristorante conosciuto sia dai residenti di Oxford che dai turisti di passaggio, e uno degli esercizi commerciali che ha aperto bottega sul Grove per dar da mangiare al migliaio di persone che si sono ritrovate qui venerdi' per assistere al primo dibattito presidenziale tra John McCain e Barack Obama. Mentre i due candidati alla Casa Bianca si sfidavano a duello dentro il Ford Center for Performing Arts, l'Universita' del Mississippi ha organizzato due grandi schermi ed un palcoscenico in questo giardino al centro del campus univeristario. Una serie di gruppi locali suonano pezzi dalla tradizione rock americana nelle ore precedenti al dibattito.
Courtney L., una ragazza di diciassette anni che non puo' nemmeno votare, indossa una maglietta con scritto: "No al socialismo, no al comunismo, no a Obama." E' venuta questa sera perche' e' convinta che il paese stia attraversando il suo momento piu' difficile dai tempi della Grande Depressione e e' preoccupata che la gente non si renda conto della gravita' della situatione. "Vorrei davvero poter votare," sospira Courney, che e' la piu' piccola di quattro fratelli, figli della classe media, e bianca, di Oxford. Se potesse, darebbe il suo voto a McCain, perche' condivide le posizioni del Senatore quanto a aborto, immigrazione e economia.
Qualche metro piu' in la', Tonya Redmond chiacchiera con un gruppo di amici. Una afro-americana di 35 anni, insegnante d'asilo, Tonya indossa una maglietta di Obama for America e dice che "e' tempo di cambiamento." Tonya racconta di non poterne piu' del fatto che i finanziamenti per l'istruzione pubblica siano cosi' esigui, vuole che gli Stati Uniti imparino a vivere nel rispetto e non al di sopra dei propri mezzi. E pensa che Obama rappresenti l'immagine di cambiamento di cui c'e' bisogno. La preoccupazione piu' grande per Tonya e' l'economia: con il marito sta cercando di acquistare la prima casa, per se e per i due figli piccoli. "E' diventato davvero difficile, con la crisi finanziaria si fa fatica a farsi fare un prestito," racconta Tonya. Di politica estera, il tema del dibattito di questa sera, Tonya non si interessa troppo. "Penso semplicemente che se risolviamo i nostri problemi qui negli Stati Uniti anche il resto si mettera' a posto," dice.
Non ci vuole un particolare senso d'osservazione per notare che, a Oxford, le divisioni politiche riflettono le differenze razziali. Nonostante la maggior parte della gente dia soltanto risposte evasive in merito, Tonya Redmond non ha problemi a ammettere che considerazioni razziali hanno un ruolo nella sua decisione di sostenere Obama: "Mi piace perche' sono d'accordo con le sue posizioni, ma anche perche' e' nero; cinquanta-cinquanta direi."
Non lontano, Melissa Harwell siede su una comoda poltrona pieghevole da campeggio affianco al marito Ricky. Sono silenziosi mentre guardano i giovani musicisti sul palco. Appoggiato alle gambe di Melissa e' un cartello che dice: "Sarah Palin e' una volpe." Gli Harwell sono originariamente di questa parte del Mississippi e sono ora in pensione. Melissa faceva la fioraia mentre Ricky lavorava per la guardia forestale dello stato. Sono bianchi. "Sarah e' davvero una volpe," sostiene Melissa, "e' intelligente e riesce con successo a dedicarsi sia alla sua famiglia che alla sua carriera, e ora persino a questa nuova sfida politica." La signora Harwell ammira molto anche John McCain, in particolare il suo passato da veterano. "Io ho studiato in questa universita'. Mi ricordo, da studentessa, il giorno in cui guardammo in televisione il ritorno dei prigionieri di guerra dal Vietnam. Mi ricordo John McCain che scendeva dall'aereo zoppicante," dice con un tocco di commozione. Nonostante sia soddisfatta che McCain e Palin condividano una posizione contraria all'aborto, cio' che davvero la convince e' la politica estera. "Ho un figlio nei militari," racconta Melissa. "Sicuramente preferirei non mandare nessuno in guerra, pero' so anche che ci sono momenti in cui e' importante difendere il proprio paese," spiega citando il fatto che il figlio ha gia' fatto un turno in Iraq. Per questa ragione, si sente piu' tranquilla all'idea che ci sia McCain alla Casa Bianca.
Dopo ulteriore indagare, comincia a emergere che a Oxford le divisioni politiche tra i neri e i bianchi non hanno solo, e direttamente, a che vedere con la lotta fra i democratici e i repubblicani. Bensi' il disaccordo parte dalla diversa valutazione di quali siano le problematiche piu' importanti. Mentre gli afro-americani al Grove sono preoccupati per l'economia, i bianchi pensano al terrorismo e alla sicurezza nazionale.
Felicia Butts e' arrivata a Oxford dalla natia Sardis, un paese quaranta chilometri verso ovest. Per arrivare questa sera e' saltata su un pullman organizzato da un sindacato. Felicia pero' non vi appartiene. Una ventinovenne di colore con due figli, Felicia lavora per un studio di ragionieri a Memphis in Tennessee. Fidanzata con un barbiere, Felicia ritiene che l'economia debba essere la priorita' del prossimo presidente e confessa di sentire gia' gli effetti della crisi sulla propria vita quotidiana. "Fino a non troppo tempo fa' mi consideravo appartenente alla classe media. Ma non piu'. Ora sono povera," sostiene Felicia. In particolare l'aumento del prezzo della benzina sta avendo un effetto negativo sul suo tenore di vita: "Di certo non vado piu' fuori molto, e cerco di non comprare vestiti. E poi non mi posso permettere l'assicurazione sanitaria." La politica estera Felicia non sa nemmeno cosa sia: "So che ha a che vedere con il resto del mondo e la guerra, pero' non seguo," dice, "Ma io sono piu' interessata ai poveri qui negli Stati Uniti."
"Mio nipote ha l'eta' giusta per essere militare di leva e John McCain sa cosa significa mandare dei ragazzi in guerra," e' invece convinta Lynn Wall Sykes, una consulente di piccole imprese locali. Una donna bianca sulla sessantina, la signora Sykes pensa che l'America abbia bisogno di un leader e non di uno che "e' venuto fuori dal nulla." Non solo Lynn ritiene importante che John McCain abbia molti anni d'esperienza alle spalle, ma pare anche soddisfatta delle capacita' di Sarah Palin: "Io l'adoro," dichiara Lynn spiegando come Palin governi l'Alaska con successo e come sia gia' stata esposta alle problematiche che riguardano la Russia e le isole del pacifico.
Le divisioni su base razziale in Mississippi sono ancora vive, in particolare a causa del gap economico che esiste tra bianchi e neri e delle diverse visioni del mondo che ne conseguono. Va detto che, a parere di alcuni di coloro con cui ho parlato e in particolare del Professor Robert Mongue, un miglioramento, seppur lento, esiste. E non va ignorato. In fondo, se ricordate, avevo persino incontrato una bella signora bionda e benestante, Ann Marshall, che pur avendo sempre votato repubblicano sta seriamente considerando la possibilita' di cambiare partito proprio nell'anno in cui il candidato democratico e' un afro-americano.
Courtney L., una ragazza di diciassette anni che non puo' nemmeno votare, indossa una maglietta con scritto: "No al socialismo, no al comunismo, no a Obama." E' venuta questa sera perche' e' convinta che il paese stia attraversando il suo momento piu' difficile dai tempi della Grande Depressione e e' preoccupata che la gente non si renda conto della gravita' della situatione. "Vorrei davvero poter votare," sospira Courney, che e' la piu' piccola di quattro fratelli, figli della classe media, e bianca, di Oxford. Se potesse, darebbe il suo voto a McCain, perche' condivide le posizioni del Senatore quanto a aborto, immigrazione e economia.
Qualche metro piu' in la', Tonya Redmond chiacchiera con un gruppo di amici. Una afro-americana di 35 anni, insegnante d'asilo, Tonya indossa una maglietta di Obama for America e dice che "e' tempo di cambiamento." Tonya racconta di non poterne piu' del fatto che i finanziamenti per l'istruzione pubblica siano cosi' esigui, vuole che gli Stati Uniti imparino a vivere nel rispetto e non al di sopra dei propri mezzi. E pensa che Obama rappresenti l'immagine di cambiamento di cui c'e' bisogno. La preoccupazione piu' grande per Tonya e' l'economia: con il marito sta cercando di acquistare la prima casa, per se e per i due figli piccoli. "E' diventato davvero difficile, con la crisi finanziaria si fa fatica a farsi fare un prestito," racconta Tonya. Di politica estera, il tema del dibattito di questa sera, Tonya non si interessa troppo. "Penso semplicemente che se risolviamo i nostri problemi qui negli Stati Uniti anche il resto si mettera' a posto," dice.
Non ci vuole un particolare senso d'osservazione per notare che, a Oxford, le divisioni politiche riflettono le differenze razziali. Nonostante la maggior parte della gente dia soltanto risposte evasive in merito, Tonya Redmond non ha problemi a ammettere che considerazioni razziali hanno un ruolo nella sua decisione di sostenere Obama: "Mi piace perche' sono d'accordo con le sue posizioni, ma anche perche' e' nero; cinquanta-cinquanta direi."
Non lontano, Melissa Harwell siede su una comoda poltrona pieghevole da campeggio affianco al marito Ricky. Sono silenziosi mentre guardano i giovani musicisti sul palco. Appoggiato alle gambe di Melissa e' un cartello che dice: "Sarah Palin e' una volpe." Gli Harwell sono originariamente di questa parte del Mississippi e sono ora in pensione. Melissa faceva la fioraia mentre Ricky lavorava per la guardia forestale dello stato. Sono bianchi. "Sarah e' davvero una volpe," sostiene Melissa, "e' intelligente e riesce con successo a dedicarsi sia alla sua famiglia che alla sua carriera, e ora persino a questa nuova sfida politica." La signora Harwell ammira molto anche John McCain, in particolare il suo passato da veterano. "Io ho studiato in questa universita'. Mi ricordo, da studentessa, il giorno in cui guardammo in televisione il ritorno dei prigionieri di guerra dal Vietnam. Mi ricordo John McCain che scendeva dall'aereo zoppicante," dice con un tocco di commozione. Nonostante sia soddisfatta che McCain e Palin condividano una posizione contraria all'aborto, cio' che davvero la convince e' la politica estera. "Ho un figlio nei militari," racconta Melissa. "Sicuramente preferirei non mandare nessuno in guerra, pero' so anche che ci sono momenti in cui e' importante difendere il proprio paese," spiega citando il fatto che il figlio ha gia' fatto un turno in Iraq. Per questa ragione, si sente piu' tranquilla all'idea che ci sia McCain alla Casa Bianca.
Dopo ulteriore indagare, comincia a emergere che a Oxford le divisioni politiche tra i neri e i bianchi non hanno solo, e direttamente, a che vedere con la lotta fra i democratici e i repubblicani. Bensi' il disaccordo parte dalla diversa valutazione di quali siano le problematiche piu' importanti. Mentre gli afro-americani al Grove sono preoccupati per l'economia, i bianchi pensano al terrorismo e alla sicurezza nazionale.
Felicia Butts e' arrivata a Oxford dalla natia Sardis, un paese quaranta chilometri verso ovest. Per arrivare questa sera e' saltata su un pullman organizzato da un sindacato. Felicia pero' non vi appartiene. Una ventinovenne di colore con due figli, Felicia lavora per un studio di ragionieri a Memphis in Tennessee. Fidanzata con un barbiere, Felicia ritiene che l'economia debba essere la priorita' del prossimo presidente e confessa di sentire gia' gli effetti della crisi sulla propria vita quotidiana. "Fino a non troppo tempo fa' mi consideravo appartenente alla classe media. Ma non piu'. Ora sono povera," sostiene Felicia. In particolare l'aumento del prezzo della benzina sta avendo un effetto negativo sul suo tenore di vita: "Di certo non vado piu' fuori molto, e cerco di non comprare vestiti. E poi non mi posso permettere l'assicurazione sanitaria." La politica estera Felicia non sa nemmeno cosa sia: "So che ha a che vedere con il resto del mondo e la guerra, pero' non seguo," dice, "Ma io sono piu' interessata ai poveri qui negli Stati Uniti."
"Mio nipote ha l'eta' giusta per essere militare di leva e John McCain sa cosa significa mandare dei ragazzi in guerra," e' invece convinta Lynn Wall Sykes, una consulente di piccole imprese locali. Una donna bianca sulla sessantina, la signora Sykes pensa che l'America abbia bisogno di un leader e non di uno che "e' venuto fuori dal nulla." Non solo Lynn ritiene importante che John McCain abbia molti anni d'esperienza alle spalle, ma pare anche soddisfatta delle capacita' di Sarah Palin: "Io l'adoro," dichiara Lynn spiegando come Palin governi l'Alaska con successo e come sia gia' stata esposta alle problematiche che riguardano la Russia e le isole del pacifico.
Le divisioni su base razziale in Mississippi sono ancora vive, in particolare a causa del gap economico che esiste tra bianchi e neri e delle diverse visioni del mondo che ne conseguono. Va detto che, a parere di alcuni di coloro con cui ho parlato e in particolare del Professor Robert Mongue, un miglioramento, seppur lento, esiste. E non va ignorato. In fondo, se ricordate, avevo persino incontrato una bella signora bionda e benestante, Ann Marshall, che pur avendo sempre votato repubblicano sta seriamente considerando la possibilita' di cambiare partito proprio nell'anno in cui il candidato democratico e' un afro-americano.
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