Washington D.C. - La Corte Suprema degli Stati Uniti ha deciso lunedi' di accogliere l'appello dei legali di John Ashcroft, ex Ministro della Giustizia americano, e si e' resa disponibile a rivedere il caso Ashcroft v. Iqbal, che si era chiuso con una sentenza affermativa della Corte d'Appello per il Secondo Circuito.
L'accusa e' rappresentata da Javaid Iqbal, un cittadino pakistano arrestato durante le operazioni di anti-terrorismo che seguirono gli attacchi dell'11 settembre 2001. Iqbal sostiene che la propria cattura sia stata dovuta solamente a una persecuzione razziale e religiosa. Per questa ragione, Iqbal ha fatto causa a John Ashcroft, al direttore del FBI Robert Mueller e ad altri rappresentanti dell'Amministrazione Bush, con l'accusa di aver implementato politiche razziste. Iqbal sostiene di essere stato vittima di discriminazione anche durante l'incarceramento al Metropolitan Detention Center di Brooklyn, N.Y. Dopo 150 giorni di detenzione, Iqbal fu rilasciato e deportato in patria, senza che venisse mai trovato colpevole.
La Corte d'Appello per il Secondo Circuito ha deciso in favore di Iqbal, dando il proprio permesso a che il caso contro Ashcroft & Co. venga dibattuto il prossimo autunno. La decisione ha allarmato il mondo della politica.
Richard Samp, della Washington Legal Foundation, ha scritto che la decisione del Secondo Cirucito minaccia la dottrina d'immunita' che permette ai rappresentati dello stato di "adempiere alle proprie responsabilita' senza la distrazione di dover difendersi da accuse portate contro di loro come privati cittadini." L'Amministrazione Bush e' dell'opinione che, se il caso contro Ashcroft dovesse procedere, diventerebbe un precedente pericoloso, esponendo i massimi livelli del governo ad assumersi responsabilita' private per la loro condotta nella lotta contro il terrorismo.
Pare che questo sia un ennesimo capitolo, dopo i vari che si continuano a leggere riguardo il campo di prigionia di Guantanamo, del dibattito in corso a proposito della liberta' che un governo si puo' prendere nel nome della difesa della sicurezza nazionale.
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