mercoledì 16 luglio 2008

Il Congresso rema contro sull'Iran

Washington D.C. - Quando, finalmente, persino l'Amministrazione Bush parebbe convinta che si debba provare seriamente la via diplomatica con l'Iran, il Congresso degli Stati Uniti - paradossalmente in mano democratica - rimane l'ultimo bastione di cieca ostilita' a Teheran.
Oggi il Presidente Bush ha annunciato che mandera' l'Ambasciatore William Burns, Assistente al Ministro degli Esteri e uomo di punta degli Stati Uniti per l'Iran, come osservatore ai negoziati che si terranno il prossimo 19 luglio a Ginevra tra rappresentanti del governo iraniano e dell'Unione Europea. Burns parte per la Svizzera con il compito di ascoltare con attenzione quali siano, nella pratica, le richieste di Teheran.
Nel frattempo pero', Deputati e Senatori a stelle e strisce si sono messi al lavoro per complicare i negoziati. Martedi', i Senatori Dodd e Shelby hanno annunciato di aver trovato un accordo bipartisan per l'espansione delle sanzioni sull'Iran, in particolare per quanto riguarda il settore finanziario/bancario. E Camera e Senato stanno addirittura valutando l'ipotesi di passare una risoluzione che, secondo molti, autorizzerebbe il Presidente a dichiarare guerra all'Iran, prima ancora che una richiesta di tale genere venga avanzata dall'Amministrazione.
Si tratta dei due testi paralleli H. Con. Res. 362 e S. Res. 580, sotto esame rispettivamente alla Camera e al Senato. Se approvata, la risoluzione richiederebbe che il governo degli Stati Uniti si impegni a far rispettare le sanzioni sull'Iran a tutti i costi, inclusa la possibilita' di un blocco navale, considerato in senso militare come un vero e proprio atto di guerra.
"Neanche all'epoca della crisi missilistica di Cuba, il Presidente Kennedy autorizzo' il blocco delle navi sovietiche, bensi' chiamo' l'azione militare intrapresa una 'quarantena navale'," mi ha detto oggi per telefono Laurence Korb, ex-Assistente al Ministro della Difesa e co-firmatario, assieme ad altri due ex-militari americani, di una lettera inviata ai membri del Congresso e che chiede che la risoluzione venga rivista in quanto molto pericolosa.
Secondo Korb, per fortuna, la risoluzione non ha poi molte possibilita' di essere approvata, a meno di modificazioni significative. "Piu' che altro e' un modo, per il Congresso, di difendersi da future accuse di essere stati troppo soft con l'Iran, dovesse succedere qualcosa di terribile."

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