Nashville, Tennessee - Con un voto a sorpresa il Congresso ha bocciato lunedi' pomeriggio il piano di intervento finanziario del valore da 700 miliardi di dollari proposto dal Ministro del Tesoro Paulson. Per tutta risposta, il Dow Jones e' crollato di 770 punti, la giornata peggiore mai registrata alla borsa di New York (da quando esiste l'indice).
Il paradosso, e la follia, sta nel fatto che i deputati repubblicani hanno bocciato il piano del presidente repubblicano per cercare di salvare il mondo della finanza andato fuori giri per via della deregolamentazione che e' stata portata avanti dai repubblicani. E naturalmente i deputati del partito dell'elefante sono riusciti comunque a dare la colpa ai democratici, in particolare al discorso fatto dalla Presidente della Camera Nancy Pelosi prima del voto, in cui Pelosi ha attaccato l'Amministrazione Bush con una certa veemenza. Il discorso avrebbe offeso un gruppo di repubblicani che avevano inizialmente deciso di votare a favore della misura economica, ma che hanno poi cambiato idea facendo fallire il voto.
Circa due terzi degli appartenenti al gruppo repubblicano della Camera ha votato contro la proposta di legge. Due terzi dei democratici ha votato a favore. Nessuno ha, nemmeno per un secondo, cercato di convincere l'America che questo fosse una proposta entusiasmante e una decisione facile da prendere. In sostanza, tutti si sono trovati d'accordo che fosse un voto difficile, nulla di cui gioire, ma semplicemente un passo necessario per cercare di bloccare l'emorragia della finanza americana.
A opporsi al Piano Paulson sono stati i repubblicani piu' conservatori, in difesa dei propri ideali di libero mercato e laissez-faire, e i democratici piu' progressisti, preoccupati che la proposta dell'Amministrazione Bush equivalesse, piu' o meno, a un assegno in bianco da parte del Congresso -- e quindi dei cittadini americani -- alla Casa Bianca, al Ministero del Tesoro, e alla Federal Reserve.
Nonostante sia chiaro a tutti che la proposta di legge fosse tutt'altro che perfetta, rimane difficile dire con esattezza quali fossero gli aspetti positivi e negativi del piano Paulson, e delle varie alternative fin qui messe sul tavolo, per via del livello di dettagli tecnici. E' comunque interessante cercare di capire quali considerazioni politiche e elettorali possano aver spinto deputati sia repubblicani che democratici a votare no. Molti osservatori hanno attribuito la decisione alle elezioni del 4 novembre. Siccome alcuni tra i deputati dovranno ricandidarsi e battersi contro sfidanti competitivi in distretti indecisi, si pensa che costoro volessero semplicemente evitare di sporcarsi le mani con una misura che non piace ai cittadini americani.
In questo senso, pero', parrebbe che i politici americani considerino i propri elettori ancor meno consapevoli di quanto non siano in realta'. Durante questi giorni passati on-the-road nel Sud del paese, tutti coloro con cui ho parlato -- ricchi e poveri, democratici e repubblicani, bianchi e neri -- mi hanno detto di pensare che il piano Paulson fosse terribile e che sia vergognoso che i contributori americani debbano intervenire per salvare le l'alta finanza. Allo stesso tempo, dall'Arkansas al Mississippi all'Alabama, gli americani mi erano sembrati rassegnati al fatto che la misura dovesse assolutamente passare per evitare che la crisi si propagasse ulteriormente a altri settori dell'economia.
Il paradosso, e la follia, sta nel fatto che i deputati repubblicani hanno bocciato il piano del presidente repubblicano per cercare di salvare il mondo della finanza andato fuori giri per via della deregolamentazione che e' stata portata avanti dai repubblicani. E naturalmente i deputati del partito dell'elefante sono riusciti comunque a dare la colpa ai democratici, in particolare al discorso fatto dalla Presidente della Camera Nancy Pelosi prima del voto, in cui Pelosi ha attaccato l'Amministrazione Bush con una certa veemenza. Il discorso avrebbe offeso un gruppo di repubblicani che avevano inizialmente deciso di votare a favore della misura economica, ma che hanno poi cambiato idea facendo fallire il voto.
Circa due terzi degli appartenenti al gruppo repubblicano della Camera ha votato contro la proposta di legge. Due terzi dei democratici ha votato a favore. Nessuno ha, nemmeno per un secondo, cercato di convincere l'America che questo fosse una proposta entusiasmante e una decisione facile da prendere. In sostanza, tutti si sono trovati d'accordo che fosse un voto difficile, nulla di cui gioire, ma semplicemente un passo necessario per cercare di bloccare l'emorragia della finanza americana.
A opporsi al Piano Paulson sono stati i repubblicani piu' conservatori, in difesa dei propri ideali di libero mercato e laissez-faire, e i democratici piu' progressisti, preoccupati che la proposta dell'Amministrazione Bush equivalesse, piu' o meno, a un assegno in bianco da parte del Congresso -- e quindi dei cittadini americani -- alla Casa Bianca, al Ministero del Tesoro, e alla Federal Reserve.
Nonostante sia chiaro a tutti che la proposta di legge fosse tutt'altro che perfetta, rimane difficile dire con esattezza quali fossero gli aspetti positivi e negativi del piano Paulson, e delle varie alternative fin qui messe sul tavolo, per via del livello di dettagli tecnici. E' comunque interessante cercare di capire quali considerazioni politiche e elettorali possano aver spinto deputati sia repubblicani che democratici a votare no. Molti osservatori hanno attribuito la decisione alle elezioni del 4 novembre. Siccome alcuni tra i deputati dovranno ricandidarsi e battersi contro sfidanti competitivi in distretti indecisi, si pensa che costoro volessero semplicemente evitare di sporcarsi le mani con una misura che non piace ai cittadini americani.
In questo senso, pero', parrebbe che i politici americani considerino i propri elettori ancor meno consapevoli di quanto non siano in realta'. Durante questi giorni passati on-the-road nel Sud del paese, tutti coloro con cui ho parlato -- ricchi e poveri, democratici e repubblicani, bianchi e neri -- mi hanno detto di pensare che il piano Paulson fosse terribile e che sia vergognoso che i contributori americani debbano intervenire per salvare le l'alta finanza. Allo stesso tempo, dall'Arkansas al Mississippi all'Alabama, gli americani mi erano sembrati rassegnati al fatto che la misura dovesse assolutamente passare per evitare che la crisi si propagasse ulteriormente a altri settori dell'economia.
1 commento:
Anche se i politici lo tengono nascosto siamo in piana regressione sia in america che in europa...
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