FOTOGRAFIE ORIGINALI SCATTATE DA VALENTINA PASQUALI
Washington DC - I temi di politica estera tornano ad essere al centro del dibattito pubblico americano, nella settimana che segna il quinto anniversario dell'invasione statunitense dell'Iraq e dopo mesi duante i quali la crisi dell'economia nazionale aveva preso il sopravvento sopra ogni altra problematica.
Hillary Clinton ha parlato oggi al pubblico e ai media, in un evento organizzato da George Washington University a Washington DC. La Senatrice dello Stato di New York ha illustrato il proprio programma quanto alla guerra in Iraq e alla strategia per il ritiro delle truppe americane che verra' messa in atto nel caso Clinton sia eletta Presidente a novembre.
Hillary Clinton e' stata preceduta sul palco e presentata da Togo West, un afro-americano che e' oggi Ministro per gli Affari dei Veterani di Guerra e fu in passato Ministro per l'Esercito. Togo West, ricordando un viaggio al fronte bosniaco in cui fu accompagnato dall'allora first-lady, ha dichiarato; "Ci sono molte importanti cose da fare in questo paese e nel mondo. E dobbiamo eleggere un Presidente. Qui oggi, abbiamo un candidato che e' pronto da subito a rivestire questo ruolo e ad assumersi tutte le responsabilita' che ne conseguono".
Scherzando a proposito del medesimo viaggio, e per sottolineare la propria lunga esperienza nella gestione della politica estera americana, Clinton ha detto; "Se c'era un posto troppo piccolo e troppo pericoloso in cui mandare il Presidente, allora mandavano la first-lady".
Hillary Clinton, che ha parlato per quasi un'ora entrando nei dettagli specifici del proprio piano di ritiro dall'Iraq, ha cominciato ringranziando i soldati americani che hanno fino ad ora servito il paese nel Golfo e quelli che sono ancora stanziati in Iraq. "Ai veterani, e alle donne e uomini in uniforme che sono oggi in Iraq, voglio mandare questo messaggio: la vostra estrema devozione al nostro paese ci rende orgogliosi e profondamente grati ogni giorno".
Clinton e' poi passata ad attaccare le scelte di George W. Bush e gli ultimi cinque anni di politica estera americana: "La colpa per gli errori compiuti in Iraq non e' dei nostri soldati, ma del loro comandante in capo". Il Presidente Bush, secondo la candidata alla nomination democratica, ha affrettato sconsideratemente l'invasione del paese, non ha garantito ai militari sul campo l'equipaggiamento necessario e non ha saputo adattare la propria strategia agli sviluppi, per lo piu' negativi, del conflitto. "Le decisioni dell'attuale Presidenza sono radicate nell'ideologia personale di Bush", ha detto Clinton. "Quando saro' io a capo del governo, cominceremo ad affrontare i problemi in Iraq partendo dall'osservazione delle reali condizioni sul campo, e non dalla speranza che la situazione sia come vorremmo che fosse".
La guerra in Iraq, nell'opinione di Hillary Clinton, sta mettendo a rischio la forza dell'esercito americano, che e' ora impiegato in un tal numero di missioni da non essere quasi piu' in grado di far fronte ad alcuna di esse. La presenza delle truppe americane in Iraq sta contemporaneamente rendendo molto piu' complicata la realizzazzione degli obbiettivi statunitensi in Afghanistan, oltre a minacciare il ruolo di leader mondiale che gli americani rivestono da oltre mezzo secolo. "Piu' il mondo ci guarda con sospetto anziche' con ammirazione, piu' diventa difficile affrontare gli enormi problemi che affligono il nostro pianeta oggi".
Infine, arrivando a costare oltre 3 trilioni di dollari, la guerra in Iraq sta mettendo a repentaglio la sicurezza economica del paese. Una tale cifra sarebbe sufficiente, ha detto Clinton questa mattina, ad offrire l'assicurazione sanitaria ai 47 milioni di cittadini americani che ne sono privi, a creare asili nido pubblici per i bambini di tutto il paese, a mettere fine alla crisi del mercato immobiliare e a costruire un sistema che renda economicamente sostenibile i costi dell'istruzione universitaria.
Clinton ha dichiarato che e' ora che gli Stati Uniti mettano fine alla politica per l'Iraq di Bush-McCain, (l'associazione dei due cognomi e' stata ricercata dalla Senatrice di New York nell'intento di creare un legame diretto fra la Presidenza Bush, che gode ormai del favore di ben pochi americani, e il nuovo candidato repubblicano alla casa Bianca). "La loro e' un politica che, anziche' essere fondata sull'idea di imparare dai propri errori, persevera nel ripeterlii", ha detto Hillary Clinton. "La verita' e' che una soluzione militare all'Iraq non esiste".
Passando al proprio piano per il ritiro delle truppe, Hillary ha ridiretto i propri attacchi dai repubblicani all'avversario per la nomination democratica Barack Obama: "Riportare a casa con successo i nostri soldati richiede la guida di un Presidente che sia pronto ad essere comandante in capo dal giorno in cui entrera' alla Casa Bianca. Se me ne darete la possibilita', saro' quel Presidente", ha detto la Senatrice di New York, per poi continuare: "Quello che conta e' cio che abbiamo portato a termine fino ad ora. E' venuto il momento di far seguire azioni alle parole dette. Quello che abbiamo fatto nel passato e' un indicazione di cio' che faremo nel futuro. Il solo parlare non portera' questa guerra ad alcuna conclusione".
Il piano di ritiro delle truppe proposto da Hillary Clinton, un ritiro graduale e la cui velocita' dipendera' dai progressi raggiunti in Iraq, prevede anche la riduzione della dipendenza del governo americano dalle societa' di vigilanza privata quanto alle operazioni di guerra e di ricostruzione e un maggior controllo sugli appalti pubblici assegnati a compagnie quali Halliburton.
Clinton ha anche intenzione di verificare che il governo iracheno utilizzi una piu' alta percentuale dei fondi guadagnati grazie alla vendita del petrolio per sostenere economicamente lo sviluppo del paese, anziche' affidarsi completamente ai contributi americani, finanziati con le tasse pagate dai cittadini statunitensi.
Infine, Clinton ha espresso la volonta di passare ad un intervento ben piu' multilaterale di quello attuale, con la creazione di un gruppo regionale per la stabilizzazione dell'Iraq che arriverebbe ad includere persino la Siria e l'Iran.
Clinton ha chiuso il proprio intervento a George Washington University promettendo che, sotto la propria presidenza, "L'uso della forza tornera' ad essere l'ultima risorsa da utilizzare, non la prima".
Hillary Clinton e' stata preceduta sul palco e presentata da Togo West, un afro-americano che e' oggi Ministro per gli Affari dei Veterani di Guerra e fu in passato Ministro per l'Esercito. Togo West, ricordando un viaggio al fronte bosniaco in cui fu accompagnato dall'allora first-lady, ha dichiarato; "Ci sono molte importanti cose da fare in questo paese e nel mondo. E dobbiamo eleggere un Presidente. Qui oggi, abbiamo un candidato che e' pronto da subito a rivestire questo ruolo e ad assumersi tutte le responsabilita' che ne conseguono".
Scherzando a proposito del medesimo viaggio, e per sottolineare la propria lunga esperienza nella gestione della politica estera americana, Clinton ha detto; "Se c'era un posto troppo piccolo e troppo pericoloso in cui mandare il Presidente, allora mandavano la first-lady".
Hillary Clinton, che ha parlato per quasi un'ora entrando nei dettagli specifici del proprio piano di ritiro dall'Iraq, ha cominciato ringranziando i soldati americani che hanno fino ad ora servito il paese nel Golfo e quelli che sono ancora stanziati in Iraq. "Ai veterani, e alle donne e uomini in uniforme che sono oggi in Iraq, voglio mandare questo messaggio: la vostra estrema devozione al nostro paese ci rende orgogliosi e profondamente grati ogni giorno".
Clinton e' poi passata ad attaccare le scelte di George W. Bush e gli ultimi cinque anni di politica estera americana: "La colpa per gli errori compiuti in Iraq non e' dei nostri soldati, ma del loro comandante in capo". Il Presidente Bush, secondo la candidata alla nomination democratica, ha affrettato sconsideratemente l'invasione del paese, non ha garantito ai militari sul campo l'equipaggiamento necessario e non ha saputo adattare la propria strategia agli sviluppi, per lo piu' negativi, del conflitto. "Le decisioni dell'attuale Presidenza sono radicate nell'ideologia personale di Bush", ha detto Clinton. "Quando saro' io a capo del governo, cominceremo ad affrontare i problemi in Iraq partendo dall'osservazione delle reali condizioni sul campo, e non dalla speranza che la situazione sia come vorremmo che fosse".
La guerra in Iraq, nell'opinione di Hillary Clinton, sta mettendo a rischio la forza dell'esercito americano, che e' ora impiegato in un tal numero di missioni da non essere quasi piu' in grado di far fronte ad alcuna di esse. La presenza delle truppe americane in Iraq sta contemporaneamente rendendo molto piu' complicata la realizzazzione degli obbiettivi statunitensi in Afghanistan, oltre a minacciare il ruolo di leader mondiale che gli americani rivestono da oltre mezzo secolo. "Piu' il mondo ci guarda con sospetto anziche' con ammirazione, piu' diventa difficile affrontare gli enormi problemi che affligono il nostro pianeta oggi".
Infine, arrivando a costare oltre 3 trilioni di dollari, la guerra in Iraq sta mettendo a repentaglio la sicurezza economica del paese. Una tale cifra sarebbe sufficiente, ha detto Clinton questa mattina, ad offrire l'assicurazione sanitaria ai 47 milioni di cittadini americani che ne sono privi, a creare asili nido pubblici per i bambini di tutto il paese, a mettere fine alla crisi del mercato immobiliare e a costruire un sistema che renda economicamente sostenibile i costi dell'istruzione universitaria.
Clinton ha dichiarato che e' ora che gli Stati Uniti mettano fine alla politica per l'Iraq di Bush-McCain, (l'associazione dei due cognomi e' stata ricercata dalla Senatrice di New York nell'intento di creare un legame diretto fra la Presidenza Bush, che gode ormai del favore di ben pochi americani, e il nuovo candidato repubblicano alla casa Bianca). "La loro e' un politica che, anziche' essere fondata sull'idea di imparare dai propri errori, persevera nel ripeterlii", ha detto Hillary Clinton. "La verita' e' che una soluzione militare all'Iraq non esiste".
Passando al proprio piano per il ritiro delle truppe, Hillary ha ridiretto i propri attacchi dai repubblicani all'avversario per la nomination democratica Barack Obama: "Riportare a casa con successo i nostri soldati richiede la guida di un Presidente che sia pronto ad essere comandante in capo dal giorno in cui entrera' alla Casa Bianca. Se me ne darete la possibilita', saro' quel Presidente", ha detto la Senatrice di New York, per poi continuare: "Quello che conta e' cio che abbiamo portato a termine fino ad ora. E' venuto il momento di far seguire azioni alle parole dette. Quello che abbiamo fatto nel passato e' un indicazione di cio' che faremo nel futuro. Il solo parlare non portera' questa guerra ad alcuna conclusione".
Il piano di ritiro delle truppe proposto da Hillary Clinton, un ritiro graduale e la cui velocita' dipendera' dai progressi raggiunti in Iraq, prevede anche la riduzione della dipendenza del governo americano dalle societa' di vigilanza privata quanto alle operazioni di guerra e di ricostruzione e un maggior controllo sugli appalti pubblici assegnati a compagnie quali Halliburton.
Clinton ha anche intenzione di verificare che il governo iracheno utilizzi una piu' alta percentuale dei fondi guadagnati grazie alla vendita del petrolio per sostenere economicamente lo sviluppo del paese, anziche' affidarsi completamente ai contributi americani, finanziati con le tasse pagate dai cittadini statunitensi.
Infine, Clinton ha espresso la volonta di passare ad un intervento ben piu' multilaterale di quello attuale, con la creazione di un gruppo regionale per la stabilizzazione dell'Iraq che arriverebbe ad includere persino la Siria e l'Iran.
Clinton ha chiuso il proprio intervento a George Washington University promettendo che, sotto la propria presidenza, "L'uso della forza tornera' ad essere l'ultima risorsa da utilizzare, non la prima".
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