Washington DC - Il partito democratico americano sta cercando faticosamente di trovare una soluzione all'imbarazzante problema dei delegati del Michigan e della Florida.
Le sezioni statali del partito in questi due stati decisero l'anno scorso di anticipare le date delle proprie primarie a prima del 5 febbraio (il Super Tuesday in cui si e' votato in 24 stati), nella speranza che il voto degli elettori locali avesse maggiore impatto sulla nomination del candidato democratico alla Casa Bianca. Il partito democratico nazionale decise immediatamente di punire tale decisione, che violava le regole della federazione nazionale,impedendo ai delegati di questi due stati di partecipare alla convention di Denver che si terra' il prossimo agosto e in cui si ufficializzera' il nome del vincitore.
Le elezioni in Michigan e Florida si sono tenute comunque ed Hillary ha vinto entrambe. In Michigan il suo era l'unico nome sulla scheda, in Florida anche Obama e Edwards apparivano, ma nessun candidato ha fatto campagna elettorale nello stato. Chiaramente il DNC (Democratic National Committee - ovvero l'organo centrale di partito presieduto da Howard Dean), non si sarebbe aspettato che la decisione di penalizzare la Florida e il Michigan avrebbe scatenato una tale controversia. Fatto e' che, a causa di una competizione per la nomination cosi' serrata come quella di quest'anno, sara' difficile dimenticarsi di Florida e Michigan, visto che ne' Obama ne' Clinton paiono in grado di vincere altrimenti i 2025 delegati necessari alla nomination (se non con l'aiuto dei superdelegati).
Hillary Clinton, avendo vinto le due elezioni, continua a domandare che i delegati vengano fatti accomodare regolarmente alla convention di Denver. Mercoledi', Maggie Williams, la manager della sua campagna elettorale, ha dichiarato: "E' necessario che i due candidati uniscano le proprie forze per garantire che i delegati vengano fatti partecipare alla convention come espresso dagli elettori". Obama naturalmente e' decisamente opposto all'idea.
Con la gara ancora aperta, i democratici di Michigan e Florida (sia i delegati, che gli elettori in generale), hanno sempre piu' interesse a vedere contati i propri voti. E il DNC si trova in mezzo a tutti questi divergenti interessi e posto di fronte alla frustrazione di due delle sezioni statali di partito piu' importanti del paese. E se i democratici in Florida e Michigan si offendessero a tal punto da non andare a votare nelle elezioni generali di novembre? La Florida in particolare, si sa, e' uno stato chiave e potrebbe consegnare la vittoria a John McCain.
Martedi', Ed Rendell della Pennsylvania e Jon Corzine del New Jersey, due governatori democratici noti per le loro amicizie con ricchi contributori del partito (ed entrambi sostenitori di Hillary Clinton), hanno offerto di raccogliere 15 milioni di dollari per finanziare una nuova primaria sia in Michigan che in Florida. Si stima che il costo di un ri-voto si aggirerrebe intorno ai 30 milioni di dollari per entrambi gli stati.
L'ultima ipotesi e' stata fatta circolare mercoledi'. I rappresentati democratici all'Assemblea statale della Florida (con sede nella capitale Tallahassee) stanno cercando di proporre un piano per l'organizzazione di un voto suppletivo, da tenersi esclusivamente per posta. I votanti riceverebbero le schede a casa a partire da maggio e i voti sarebbero contati all'inizio di giugno. Il partito democratico nazionale pagherebbe di tasca propria i costi di tale elezione (le primarie sono normalmente pagate con i soldi pubblici). In Florida si calcola che il costo potrebbe raggiungere circa gli 8 milioni di dollari.
Ma il dibattito non si calma. Innanzitutto, la Florida e il Michigan otterrebbero in questo modo ancora maggior rilevanza di quella che avrebbero avuto se il loro voto fosse stato contato ad inizio febbraio. In secondo luogo organizzare da zero e in meno di due mesi un sistema efficiente, trasparente e affidabile di voto via posta, in particolare con la fama acquistata dalla Florida nelle elezioni del 2000, potrebbe dimostrarsi un'impresa impossibile e tanti si preoccupano gia' di possibili brogli. Per queste ed altre ragioni, i Deputati democratici della Florida alla Congresso a Washington DC, hanno rilasciato una dichiarazione in cui si dicono contrari alla proposta ai loro colleghi di Tallahassee. "La nostra delegazione alla camera si oppone all'idea di un voto via posta ed in generale all'idea di rivotare", dice il comunicato stampa, aggiungendo che la delegazione si rendeva disponibile a lavorare con i democratici a livello nazionale e di stato affinche' "si possa raggiungere velocemente una soluzione che garantisca ai nostri 210 delegati la partecipazione alla convention". Teoricamente il piano dei democratici della Florida dovrebbe essere presentato al segretario di partito Howard Dean entro la fine della settimana. E' improbabile che la corsa alla nomination democratica si concluda prima di agosto e dunque vale la pena aspettare di capire cosa si decidera' di fare del Michigan e della Florida, perche' tale scelta potrebbe risultare decisiva.
Le sezioni statali del partito in questi due stati decisero l'anno scorso di anticipare le date delle proprie primarie a prima del 5 febbraio (il Super Tuesday in cui si e' votato in 24 stati), nella speranza che il voto degli elettori locali avesse maggiore impatto sulla nomination del candidato democratico alla Casa Bianca. Il partito democratico nazionale decise immediatamente di punire tale decisione, che violava le regole della federazione nazionale,impedendo ai delegati di questi due stati di partecipare alla convention di Denver che si terra' il prossimo agosto e in cui si ufficializzera' il nome del vincitore.
Le elezioni in Michigan e Florida si sono tenute comunque ed Hillary ha vinto entrambe. In Michigan il suo era l'unico nome sulla scheda, in Florida anche Obama e Edwards apparivano, ma nessun candidato ha fatto campagna elettorale nello stato. Chiaramente il DNC (Democratic National Committee - ovvero l'organo centrale di partito presieduto da Howard Dean), non si sarebbe aspettato che la decisione di penalizzare la Florida e il Michigan avrebbe scatenato una tale controversia. Fatto e' che, a causa di una competizione per la nomination cosi' serrata come quella di quest'anno, sara' difficile dimenticarsi di Florida e Michigan, visto che ne' Obama ne' Clinton paiono in grado di vincere altrimenti i 2025 delegati necessari alla nomination (se non con l'aiuto dei superdelegati).
Hillary Clinton, avendo vinto le due elezioni, continua a domandare che i delegati vengano fatti accomodare regolarmente alla convention di Denver. Mercoledi', Maggie Williams, la manager della sua campagna elettorale, ha dichiarato: "E' necessario che i due candidati uniscano le proprie forze per garantire che i delegati vengano fatti partecipare alla convention come espresso dagli elettori". Obama naturalmente e' decisamente opposto all'idea.
Con la gara ancora aperta, i democratici di Michigan e Florida (sia i delegati, che gli elettori in generale), hanno sempre piu' interesse a vedere contati i propri voti. E il DNC si trova in mezzo a tutti questi divergenti interessi e posto di fronte alla frustrazione di due delle sezioni statali di partito piu' importanti del paese. E se i democratici in Florida e Michigan si offendessero a tal punto da non andare a votare nelle elezioni generali di novembre? La Florida in particolare, si sa, e' uno stato chiave e potrebbe consegnare la vittoria a John McCain.
Martedi', Ed Rendell della Pennsylvania e Jon Corzine del New Jersey, due governatori democratici noti per le loro amicizie con ricchi contributori del partito (ed entrambi sostenitori di Hillary Clinton), hanno offerto di raccogliere 15 milioni di dollari per finanziare una nuova primaria sia in Michigan che in Florida. Si stima che il costo di un ri-voto si aggirerrebe intorno ai 30 milioni di dollari per entrambi gli stati.
L'ultima ipotesi e' stata fatta circolare mercoledi'. I rappresentati democratici all'Assemblea statale della Florida (con sede nella capitale Tallahassee) stanno cercando di proporre un piano per l'organizzazione di un voto suppletivo, da tenersi esclusivamente per posta. I votanti riceverebbero le schede a casa a partire da maggio e i voti sarebbero contati all'inizio di giugno. Il partito democratico nazionale pagherebbe di tasca propria i costi di tale elezione (le primarie sono normalmente pagate con i soldi pubblici). In Florida si calcola che il costo potrebbe raggiungere circa gli 8 milioni di dollari.
Ma il dibattito non si calma. Innanzitutto, la Florida e il Michigan otterrebbero in questo modo ancora maggior rilevanza di quella che avrebbero avuto se il loro voto fosse stato contato ad inizio febbraio. In secondo luogo organizzare da zero e in meno di due mesi un sistema efficiente, trasparente e affidabile di voto via posta, in particolare con la fama acquistata dalla Florida nelle elezioni del 2000, potrebbe dimostrarsi un'impresa impossibile e tanti si preoccupano gia' di possibili brogli. Per queste ed altre ragioni, i Deputati democratici della Florida alla Congresso a Washington DC, hanno rilasciato una dichiarazione in cui si dicono contrari alla proposta ai loro colleghi di Tallahassee. "La nostra delegazione alla camera si oppone all'idea di un voto via posta ed in generale all'idea di rivotare", dice il comunicato stampa, aggiungendo che la delegazione si rendeva disponibile a lavorare con i democratici a livello nazionale e di stato affinche' "si possa raggiungere velocemente una soluzione che garantisca ai nostri 210 delegati la partecipazione alla convention". Teoricamente il piano dei democratici della Florida dovrebbe essere presentato al segretario di partito Howard Dean entro la fine della settimana. E' improbabile che la corsa alla nomination democratica si concluda prima di agosto e dunque vale la pena aspettare di capire cosa si decidera' di fare del Michigan e della Florida, perche' tale scelta potrebbe risultare decisiva.
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