Cleveland, OH - Jackie, che gestisce le operazioni sul campo dal quartier generale di Obama a Cleveland, spedisce me e Teya verso una delle cosidette staging locations. Una staging location non e' un ufficio vero e proprio, bensì una base operativa secondaria senza la parte amministrativa, e viene attivata solo all'approssimarsi del voto. Le campagne elettorali usano le staging location per gestire il flusso di volontari che cresce esponenzialmente nelle ore precedenti l'elezione. Un volontario arriva ad una staging location, si registra con nome, numero di telefono e indirizzo email, e molto velocemente viene rispedito fuori, con una lista di indirizzi da visitare per ricordare ai residenti di andare a votare, e di andare a votare per il candidato giusto.
La nostra staging location e’ collocata all’interno degli uffici del sindacato Service Employees International Union (SEIU), che ha dichiarato il proprio sostegno ufficiale per Obama e che, in questi giorni, mette a disposizione le proprie risorse per la campagna del senatore dell’Illinois. Rispetto al centro citta', la sede di SEIU e' piu' vicina alla cosidetta inner city, ovvero i sobborghi poveri della citta’.
Seguo Teya nei corridoi della sede del sindacato verso il punto accoglienza. Nel giro di cinque minuti, Maria, che si occupa della staging location, ci consegna la lista di indirizzi e nomi che dobbiamo contattare, e un pacco di volantini da consegnare ai votanti o da appendere alle porte di chi non e’ in casa. Sono volantini con la faccia di Obama, che ricordano agli elettori i dettagli delle primarie di martedi': a che ora aprono e chiudono i seggi, qual’è il posto in cui si devono recare per andare a votare. I volantini includono anche un numero di telefono per informazioni generali, o per chiedere alla campagna di Obama di essere portati ai seggi l’indomani, nel caso non abbiano la macchina o qualcuno che li accompagni.
Veniamo assegnate a due isolati paralleli, sulla 84esima e sulla 85esima est. Il paesaggio urbano e’ desolante. C’e’ spazzatura ovunque ai lati della strada: bottiglie di vetro, lattine e sacchetti di plastica, che vengono trasportati dal vento in giro per il quartiere perche' tanto nessuno pare incaricato di raccoglierli. E’ un quartiere di case unifamiliari, ma per nulla grazioso. Gli edifici cadono a pezzi, un terzo delle abitazioni e’ abbandonato, pannelli di legno che sbarrano le porte e le finestre.
Seguo Teya nei corridoi della sede del sindacato verso il punto accoglienza. Nel giro di cinque minuti, Maria, che si occupa della staging location, ci consegna la lista di indirizzi e nomi che dobbiamo contattare, e un pacco di volantini da consegnare ai votanti o da appendere alle porte di chi non e’ in casa. Sono volantini con la faccia di Obama, che ricordano agli elettori i dettagli delle primarie di martedi': a che ora aprono e chiudono i seggi, qual’è il posto in cui si devono recare per andare a votare. I volantini includono anche un numero di telefono per informazioni generali, o per chiedere alla campagna di Obama di essere portati ai seggi l’indomani, nel caso non abbiano la macchina o qualcuno che li accompagni.
Veniamo assegnate a due isolati paralleli, sulla 84esima e sulla 85esima est. Il paesaggio urbano e’ desolante. C’e’ spazzatura ovunque ai lati della strada: bottiglie di vetro, lattine e sacchetti di plastica, che vengono trasportati dal vento in giro per il quartiere perche' tanto nessuno pare incaricato di raccoglierli. E’ un quartiere di case unifamiliari, ma per nulla grazioso. Gli edifici cadono a pezzi, un terzo delle abitazioni e’ abbandonato, pannelli di legno che sbarrano le porte e le finestre.
Parcheggiamo la macchina sulla 84esima e cominciamo ad andare di porta in porta, ovvero iniziamo a fare quello che si chiama canvassing. Normalmente, quando si fa canvassing durante il giorno, la gente non e' a casa, e dunque ci si limita a lasciare i volantini fuori dagli ingressi.
Questo quartiere di Cleveland pero' e' diverso, e tanta gente ci apre la porta o, annoiata, si ferma a chiacchierare con noi a lato della strada: la disoccupazione, che in Ohio ha raggiunto livelli piu' alti delle medie nazionali, diventa qui fisicamente tangibile. Naturalmente, la popolazione di questa zona della citta' e' quasi esclusivamente composta di afroamericani.
Questo quartiere di Cleveland pero' e' diverso, e tanta gente ci apre la porta o, annoiata, si ferma a chiacchierare con noi a lato della strada: la disoccupazione, che in Ohio ha raggiunto livelli piu' alti delle medie nazionali, diventa qui fisicamente tangibile. Naturalmente, la popolazione di questa zona della citta' e' quasi esclusivamente composta di afroamericani.
I primi in cui ci imbattiamo sono Paulette, una donna sulla quarantina in maglietta e pantaloni consunti, e il figlio ventunenne Sh (proprio Sh), che porta jeans a vita bassa, una t-shirt extralarge, un cappellino da baseball e una catena dorata al collo. Paulette e Sh stanno schiacciando la mattinata facendo chiacchiere con un altro giovane abbigliato alla maniera di Sh, seduto al volante della propria macchina nera parcheggiata al marciapiede. Paulette ha gia’ deciso che votera’ Obama. Sh invece si dichiara indeciso, forse solo per mettere alla prova l’indole battagliera di Teya (che da sindacalista passa le proprie giornate lavorative in contrattazioni lunghe ed intricate e dunque non si ferma di fronte a nulla.) Sh difende l'esperienza di Hillary e, come ci viene ripetuto piu' volte durante la giornata, ricorda con soddisfazione gli anni della Presidenza del marito Bill; “Bill e’ stato un gran presidente e tanto manovrera’ lui da dietro le quinte.”
Attraversiamo la strada ed entriamo in casa di Alicia Brown, una settantenne di colore, senza denti, e talmente sovrappeso che quasi non si riesce a muovere dalla poltrona in velluto verde in cui pare incastrata. Due bimbe di eta' pre-scolare sono appollaiate sul divano a guardare i cartoni animati. A fare compagnia ad Alicia c’e’ una signora giovane, sotto i quarant'anni, bianca e con roca dalle tante sigarette. “Io non posso votare, ho combinato troppi pasticci in passato” ci racconta mentre da' il biberon ad una delle bambine. Nell'altra mano tiene un bicchiere colmo di King Cobra (un liquore al malto, bevanda simile alla birra, ma con un volume alcolico maggiore e venduta a prezzi stracciati). Non e' ancora mezzogiorno, in questo lunedi’ mattina di sole. Teya mi spiega il significato di queste parole; la signora e' stata probabilmente incriminata di un qualche reato (seppur minore), e, come prevede la legge americana, ha perso per sempre il diritto al voto.
Alicia Brown, invece, in qualche modo ha intenzione di recarsi a votare. Il marito sta cercando di convincerla a scegliere Obama, pero’ lei deve non e' ancora sicura. “Bill era bravo e Obama non ha abbastanza esperienza”. Teya le domanda qual'e' la problematica che le sta piu' a cuore. Risponde l’amica al posto di Alicia; “La sanita’! io vorrei poter arrivare all’eta’ di Alicia ed essere in grado di potermi permettere le medicine che mi servono”. Lei, per ora, l’assicurazione sanitaria l'ha garantita grazie al fatto che e’ coperta dal sussidio di disoccupazione, ma non Alicia Brown, o il marito, che in dialisi, non sa piu’ come fare a pagarsi le cure.
Nonostante tanti dei residenti dell'isolato paiano disoccupati, qualcuno che lavora c’e’. Sono i rappresentanti di quella working class che lavora duro e fa fatica ad arrivare alla fine del mese. La signora Green, una donna ancora giovane, apre la porta di casa e ci guarda con occhi assonnati. Ha ancora indosso la divisa della ditta di pulizie di cui e' impiegata. Ci dice che andra’ a votare, per Obama, ma che ora deve dormire: fa' il turno di notte ed e' rientrata solo qualche ora fa. La signora Green si chiude la porta di casa alle spalle e noi scendiamo le scale d'ingresso, su cui nel frattempo, e' venuto a sedersi il figlio diciottenne per fumare una canna con un amico.
Nonostante la devastazione economica che caratterizza l'84esima, si respira un senso d'appartenenza alla comunita', un'identita' forte, ed una coscienza politica maggiore di quanto uno possa immaginare. La maggior parte di coloro con cui parliamo e' ben informata a proposito del voto di martedi’, dei candidati in corsa e dei loro programmi. Del resto questa e’ una caratteristica delle primarie; i volontari delle campagne elettorali hanno il compito di bussare sulle porte dei piu' impegnati politicamente fra i cittadini americani. Fare canvassing durante un'elezione generale puo' essere un'esperienza ancor piu' scioccante, perche' oltre ad incontrare una realta' economica allarmante, ci si imbatte spesso anche in condizioni sociali e culturali di disinteresse e abbandono.
Invece sull'84esima ci sono persino gli attivisti d'isolato, ad esempio la signora Mitchell, una signora anziana, con un berretto di pile in testa e un bastone a cui appoggiarsi per camminare. “Qui tutti non fanno altro che lamentarsi. Bisognano che la smettano, sono solo pigri. Devono smetterla di lamentarsi, muovere il culo, e andare a votare se vogliono che le cose cambino”, ci dice convinta.
Giriamo l’angolo e cominciamo a camminare per la 85esima, una via piu’ stretta, alberata, e decisamente tenuta meglio. Alcune case sono abbandonate anche qui, ma quelle che sono abitate sono intonacate di fresco, hanno l’erba rasata nei cortili, i nani da giardino, e vasi di fiori rosa sulle balaustre del portico d’entrata. Mentre sull’84esima tanti si sono dichiarati indecisi quanto al candidato preferito e sulla possibilita' stessa di andare a votare, sull’85esima la gente e' ben organizzata per recarsi ai seggi martedi’. Qualcuno ha addirittura gia’ votato (in Ohio gli elettori hanno potuto cominciare a votare gia’ da qualche settimana, all’ufficio centrale di contea e via posta). Nessuno pare avere dubbi, sull'85esima sono tutti per Obama.
Irma e’ una signora di ottant’anni, indossa i pantaloni del pigiama e una maglietta bianca macchiata e coi buchi che le rimane attillata sul petto e suggerisce la pesantezza del grande seno cadente. Irma si muove solo con l’aiuto delle stampelle, ha i capelli lunghi legati in una coda di cavallo e di un argento scintillante. Sotto il mento spunta una sorta di barbetta bianca, ma, per il resto, Irma ha un viso ancora incredibilmente giovane e senza rughe. Ci dice con un misto di tristezza ed ironia che il figlio piu’ grande ha gia' sessantun’anni. Due degli altri cinque sono morti. “Io ho sempre votato, da quando avevo 21 anni.” racconta orgogliosa. E quest'anno non sara' da meno.
Fyon e' appoggiato alla portiera del suo camioncino pargheggiato a lato della strada e chiacchiera con tre altri uomini di famiglia. "Noi qui andiamo sempre tutti a votare, spesso il giorno delle elezioni andiamo ai seggi tutti assieme", ci racconta.
Fotografie originali di Valentina Pasquali
Attraversiamo la strada ed entriamo in casa di Alicia Brown, una settantenne di colore, senza denti, e talmente sovrappeso che quasi non si riesce a muovere dalla poltrona in velluto verde in cui pare incastrata. Due bimbe di eta' pre-scolare sono appollaiate sul divano a guardare i cartoni animati. A fare compagnia ad Alicia c’e’ una signora giovane, sotto i quarant'anni, bianca e con roca dalle tante sigarette. “Io non posso votare, ho combinato troppi pasticci in passato” ci racconta mentre da' il biberon ad una delle bambine. Nell'altra mano tiene un bicchiere colmo di King Cobra (un liquore al malto, bevanda simile alla birra, ma con un volume alcolico maggiore e venduta a prezzi stracciati). Non e' ancora mezzogiorno, in questo lunedi’ mattina di sole. Teya mi spiega il significato di queste parole; la signora e' stata probabilmente incriminata di un qualche reato (seppur minore), e, come prevede la legge americana, ha perso per sempre il diritto al voto.
Alicia Brown, invece, in qualche modo ha intenzione di recarsi a votare. Il marito sta cercando di convincerla a scegliere Obama, pero’ lei deve non e' ancora sicura. “Bill era bravo e Obama non ha abbastanza esperienza”. Teya le domanda qual'e' la problematica che le sta piu' a cuore. Risponde l’amica al posto di Alicia; “La sanita’! io vorrei poter arrivare all’eta’ di Alicia ed essere in grado di potermi permettere le medicine che mi servono”. Lei, per ora, l’assicurazione sanitaria l'ha garantita grazie al fatto che e’ coperta dal sussidio di disoccupazione, ma non Alicia Brown, o il marito, che in dialisi, non sa piu’ come fare a pagarsi le cure.
Nonostante tanti dei residenti dell'isolato paiano disoccupati, qualcuno che lavora c’e’. Sono i rappresentanti di quella working class che lavora duro e fa fatica ad arrivare alla fine del mese. La signora Green, una donna ancora giovane, apre la porta di casa e ci guarda con occhi assonnati. Ha ancora indosso la divisa della ditta di pulizie di cui e' impiegata. Ci dice che andra’ a votare, per Obama, ma che ora deve dormire: fa' il turno di notte ed e' rientrata solo qualche ora fa. La signora Green si chiude la porta di casa alle spalle e noi scendiamo le scale d'ingresso, su cui nel frattempo, e' venuto a sedersi il figlio diciottenne per fumare una canna con un amico.
Nonostante la devastazione economica che caratterizza l'84esima, si respira un senso d'appartenenza alla comunita', un'identita' forte, ed una coscienza politica maggiore di quanto uno possa immaginare. La maggior parte di coloro con cui parliamo e' ben informata a proposito del voto di martedi’, dei candidati in corsa e dei loro programmi. Del resto questa e’ una caratteristica delle primarie; i volontari delle campagne elettorali hanno il compito di bussare sulle porte dei piu' impegnati politicamente fra i cittadini americani. Fare canvassing durante un'elezione generale puo' essere un'esperienza ancor piu' scioccante, perche' oltre ad incontrare una realta' economica allarmante, ci si imbatte spesso anche in condizioni sociali e culturali di disinteresse e abbandono.
Invece sull'84esima ci sono persino gli attivisti d'isolato, ad esempio la signora Mitchell, una signora anziana, con un berretto di pile in testa e un bastone a cui appoggiarsi per camminare. “Qui tutti non fanno altro che lamentarsi. Bisognano che la smettano, sono solo pigri. Devono smetterla di lamentarsi, muovere il culo, e andare a votare se vogliono che le cose cambino”, ci dice convinta.
Giriamo l’angolo e cominciamo a camminare per la 85esima, una via piu’ stretta, alberata, e decisamente tenuta meglio. Alcune case sono abbandonate anche qui, ma quelle che sono abitate sono intonacate di fresco, hanno l’erba rasata nei cortili, i nani da giardino, e vasi di fiori rosa sulle balaustre del portico d’entrata. Mentre sull’84esima tanti si sono dichiarati indecisi quanto al candidato preferito e sulla possibilita' stessa di andare a votare, sull’85esima la gente e' ben organizzata per recarsi ai seggi martedi’. Qualcuno ha addirittura gia’ votato (in Ohio gli elettori hanno potuto cominciare a votare gia’ da qualche settimana, all’ufficio centrale di contea e via posta). Nessuno pare avere dubbi, sull'85esima sono tutti per Obama.
Irma e’ una signora di ottant’anni, indossa i pantaloni del pigiama e una maglietta bianca macchiata e coi buchi che le rimane attillata sul petto e suggerisce la pesantezza del grande seno cadente. Irma si muove solo con l’aiuto delle stampelle, ha i capelli lunghi legati in una coda di cavallo e di un argento scintillante. Sotto il mento spunta una sorta di barbetta bianca, ma, per il resto, Irma ha un viso ancora incredibilmente giovane e senza rughe. Ci dice con un misto di tristezza ed ironia che il figlio piu’ grande ha gia' sessantun’anni. Due degli altri cinque sono morti. “Io ho sempre votato, da quando avevo 21 anni.” racconta orgogliosa. E quest'anno non sara' da meno.
Fyon e' appoggiato alla portiera del suo camioncino pargheggiato a lato della strada e chiacchiera con tre altri uomini di famiglia. "Noi qui andiamo sempre tutti a votare, spesso il giorno delle elezioni andiamo ai seggi tutti assieme", ci racconta.
Fotografie originali di Valentina Pasquali
1 commento:
molyo buono, meglio di quello di Calabresi su Repubblica (valido anche quello, però)
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