domenica 11 maggio 2008

Lo stato della nazione/2

Washington D.C. - Si e' detto nell'ultimo post della presentazione, al Watergate di Washington D.C., dell'ultima tornata di sondaggi condotti per conto di The National Journal. Vale la pena scrivere un seguito per condividere un po' delle cose che Ed Reilly, capo sondaggista di FD, e Amy Walter, di The National Journal, hanno detto a proposito dei risultati del rilevamento statistico durante la presentazione fatta alla stampa venerdi' mattina.

Ed Reilly:
"Abbiamo rilevato curve (a proposito della disapprovazione del lavoro del Congresso e della Casa Bianca), che sarebbero tipiche durante una crisi monetaria in Argentina".
In sostanza, dati i livelli di disapprovazione di Congresso e Casa Bianca "il sondaggio sembrerebbe indicare che, da candidato per il 2008, e' meglio non essere stato parte di cio' che e' avvenuto a Washington negli ultimi anni".
"Tre anni fa le tematiche piu' importanti erano la guerra in Iraq, il terrorismo e la sicurezza nazionale. Oggi la preoccupazione per lo stato dell'economia e' al centro delle ansie nazionali".
Con la polemica sul Reverendo Wright e le sconfitte in Ohio e Pennsyvania, "Obama ha mostrato di essere in grado di riprendersi da una crisi, vincendo in North Carolina e riducendo il margine di sconfitta in Indiana". Quanto a Clinton invece, "le alte percentuali di elettori che la vedono in chiave negativa sono una costante sin dall'inizio".
Le strategie per le elezioni di novembre sono chiare. "I democratici dovranno fare il possibile per sottolineare le continuita' tra George Bush e John McCain, mentre il candidato repubblicano dovra' cercare di enfatizzare le differenze".
Il sondaggio mostra che "la motivazione piu' forte di coloro che hanno dichiarato che voteranno McCain e' la volonta' di votare contro il candidato democratico. In questo senso penso che McCain abbia ancora un po' di strada da fare per mobilizzare la propria base".

Amy Walter:

Da un lato "Clinton e' oggi incredibilmente indebolita, e' la candidata che dovrebbe ritirarsi affinche' il partito non venga troppo danneggiato. D'altro lato, bisogna segnalare che gli elettori mostrano ancora lo stesso livello di etusiasmo per le primarie democratiche", c'e quindi da chiedersi quanto questa lotta serrata per la nomination del'asinello abbia davvero influito negativamente sull'immagine del partito e potenzialmente indebolito il candidato per le elezioni generali, e quanto invece abbia contribuito a energizzare l'elettorato democratico.
Per quanto riguarda novembre, gli scontri eventuali McCain-Obama e McCain-Clinton presentano caratteristiche molto diverse. "Clinton ha margini ben definiti rispetto agli elettori di cui puo' ottenere il voto, una base di sostegno piu' stabile e definita, che e' poi quella democratica del 2000 e del 2004. In sostanza Clinton puo' vincere quegli stessi stati conquistati da Kerry, magari aspirando a convertire un paio d'altri che potrebbero essere decisivi per la vittoria, tipo l'Ohio. Obama invece ha possibilta' difficili da calcolare sia verso l'alto che verso il basso, perche' e' un caso nuovo di politico democratico che cerca di rapportarsi a gruppi demografici non necessariamente tradizionali. Quindi potrebbe arrivare a conquistare stati in cui Clinton non puo' nemmeno immaginare di essere competitiva, e al contempo potrebbe finire per perdere malamente persino gli stati che sono da sempre blu".
"I repubblicani oggi non sono un gruppo di gente felice. Questo non ha direttamente a che vedere con John McCain, ma il partito sta attraversando una crisi d'identita". La strategia di McCain a novembre, che e' decisamente diversa da quella che e' stata tipica di George Bush, sara' quella di cercare di conquistare il voto degli indipendenti, sperando di non perdere la base. Mentre Bush ha sempre fatto il contrario, ovvero "ha cercato di mobilizzare la propria base sperando di ottenere almeno la meta' del voto degli indipendenti, o una percentuale minima sufficiente a mandarlo alla Casa Bianca".
Rimane l'incognita della relazione tra McCain e la destra conservatrice e come si diceva una delle strategie che McCain puo' utilizzare e' la scelta di un Vice-Presidente che rappresenti quella parte dell'elettorato repubblicano. L'impresa non e' facile pero', "non so proprio chi possa essere scelto come parte del ticket presidenziale che possa davvero energizzare la base, a meno che McCain non sia in grado di resuscitare Ronald Reagan.

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