
Piu' della meta' dei 270 detenuti di Guantanamo, compresi molti che hanno gia' ottenuto l'autorizzazione al rilascio o al trasferimento, sono alloggiati nelle strututtre di massima sicurezza create all'interno del campo per i prigionieri non-cooperativi. Costoro hanno diritto a sole due ore di aria fresca e spendono il resto della giornata in celle piccole e buie. I pasti gli vengono consegnati attraverso un'apertura nella porta e, perche' occupino il tempo in qualche modo, tutto quello che gli viene concesso e' solitamente una copia del Corano e un libro o una rivista (spesso in inglese, lingua che molti tra i prigionieri non parlano). Anche la ricreazione, che non di rado viene autorizzata nel mezzo della notte, si svolge all'interno di gabbie individuali, cosicche' i prigionieri non possano interagire fisicamente l'uno con l'altro. Nessuno di loro ha potuto ricevere visite di familiari, e un numero molto limitato e' stato autorizzato a telefonare a casa.
Il risultato, nell'opinione degli avvocati che si stanno occupando del caso, e' che i loro clienti gia' soffrono di problemi di salute mentale seri e preoccupanti. Si sono verificati numerosi tentativi di suicidio, qualche prigioniero ha provato piu' volte. Altri dicono di avere visioni e di sentire voci. Altri ancora mostrano chiari segni di depressione e ansieta'.
Dato che il Dipartimento della Difesa americano (DoD) non permette a nessuno, giornalisti o impiegati delle organizzazioni non governative, di visitare il campo o parlare ai prigionieri, e' difficile avere un'idea accurata di cosa succeda a Guantanamo. Per di piu', DoD ha spesso rifiutato l'ingresso alla prigione a psicologi esterni, e quindi mancano degli esami seri per stabilire le condizioni di salute mentale dei detenuti.
Dato che il Dipartimento della Difesa americano (DoD) non permette a nessuno, giornalisti o impiegati delle organizzazioni non governative, di visitare il campo o parlare ai prigionieri, e' difficile avere un'idea accurata di cosa succeda a Guantanamo. Per di piu', DoD ha spesso rifiutato l'ingresso alla prigione a psicologi esterni, e quindi mancano degli esami seri per stabilire le condizioni di salute mentale dei detenuti.
Attraverso ripetuti colloqui con gli avvocati dei prigioniri, Human Rights Watch e' comunque riuscito a raccogliere una quantita' di informazioni sufficiente a lanciare l'ennesimo allarme su quello che sta capitando a Guantanamo.
Nel rapporto si racconta ad esempio la storia di Ahmed Belbacha, trentanovenne algerino che e' detenuto a Guantanamo dal marzo 2002. Belbacha e' stato autorizzato a lasciare il campo ma e' impossibilitato a fare cio'. L'Algeria rifiuta di riprendersi i detenuti rilasciati. Inoltre, anche se il rimpatrio fosse possibile, Belbacha si dice terrorrizzato di venir torturato dovesse rientrare nel proprio paese e ha domandato alle corti federali americane di bloccare il suo rilascio. Per ora rimane a Guantanamo, visto che nessun altro paese si e' offerto di accoglierlo. Sta rinchiuso nella sua cella senza finestre per 22 ore al giorno e ha tentato il suicidio lo scorso dicembre.
Nel rapporto si racconta ad esempio la storia di Ahmed Belbacha, trentanovenne algerino che e' detenuto a Guantanamo dal marzo 2002. Belbacha e' stato autorizzato a lasciare il campo ma e' impossibilitato a fare cio'. L'Algeria rifiuta di riprendersi i detenuti rilasciati. Inoltre, anche se il rimpatrio fosse possibile, Belbacha si dice terrorrizzato di venir torturato dovesse rientrare nel proprio paese e ha domandato alle corti federali americane di bloccare il suo rilascio. Per ora rimane a Guantanamo, visto che nessun altro paese si e' offerto di accoglierlo. Sta rinchiuso nella sua cella senza finestre per 22 ore al giorno e ha tentato il suicidio lo scorso dicembre.
Il rapporto di Human Rights Watch riporta anche la storia di Mohammad El Gharani, che fu arrestato in una moschea a Karachi, in Pakistan, quando aveva solo 15 anni. Eppure fu considerato venticinquenne e internato da adulto all'inizio del 2002. Oggi El Gharani ha ventunanni e negli ultimi due anni e' stato detenuto in due tra le piu' rigide sezioni di Guantanamo. I suoi avvocati raccontano che il loro cliente ha gia' tentato il suicidio sette volte, tagliandosi le vene, sbattendo la testa contro le pareti della cella e cercando di impiccarsi.
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