Washington D.C. - Il Wall Street Journal pubblica lunedi' un editoriale interessante a proposito del crollo del dollaro e delle conseguenze che la politica monetaria americana potrebbe avere, e sta gia' avendo, sulle relazioni con l'Unione Europea.
Judy Shelton, economista e autrice di un volume del 1994 dal titolo "Money Meltdown", paragona la scelta del governo americano, e della Federal Reserve, di tenere basso il valore del dollaro attraverso i tassi d'interesse - e con la scusa di dover affrontare la crisi economica interna - all'innalzamento di dazi sui prodotti importati dall'Europa.
La studiosa cerca di capire come si debbano sentire i leader dell'Unione Europea oggi, davanti ad un dollaro che continua a perdere valore, e si spiega in questi termini: "Immaginatevi come si sentirebbero gli americani se improvvisamente si rendessero conto che i nostri piu' fidati partner commerciali hanno lentamente ma inesorabilmente aumentato i dazi sulle merci americane sin dal 2002, dazi che hanno ora superato il 50% del valore della merce."
Il fatto e' che questo e' esattamente cio' che e' successo, da quando il dollaro e l'euro si trovavano in parita' nel 2002. Oggi, penetrare il mercato americano sta diventando impresa sempre piu' complicata per le merci europee.
Sheldon scrive; "Quando gli Stati Uniti fanno finta di nulla di fronte alle conseguenze della scelta di diluire il valore della propria moneta, quando abusiamo del privilegio di fornire la moneta di riserva mondiale e ci lasciamo tentare da politiche monetarie comode per risolvere i nostri problemi economici interni, mandiamo un messaggio preoccupante al resto del mondo".
Secondo Sheldon, mantenere una moneta che sia stabile e' un imperativo morale per gli Stati Uniti, in particolare in una congiunzione storica nella quale le alleanze strategiche sono di fondamentale importanza.
Judy Shelton, economista e autrice di un volume del 1994 dal titolo "Money Meltdown", paragona la scelta del governo americano, e della Federal Reserve, di tenere basso il valore del dollaro attraverso i tassi d'interesse - e con la scusa di dover affrontare la crisi economica interna - all'innalzamento di dazi sui prodotti importati dall'Europa.
La studiosa cerca di capire come si debbano sentire i leader dell'Unione Europea oggi, davanti ad un dollaro che continua a perdere valore, e si spiega in questi termini: "Immaginatevi come si sentirebbero gli americani se improvvisamente si rendessero conto che i nostri piu' fidati partner commerciali hanno lentamente ma inesorabilmente aumentato i dazi sulle merci americane sin dal 2002, dazi che hanno ora superato il 50% del valore della merce."
Il fatto e' che questo e' esattamente cio' che e' successo, da quando il dollaro e l'euro si trovavano in parita' nel 2002. Oggi, penetrare il mercato americano sta diventando impresa sempre piu' complicata per le merci europee.
Sheldon scrive; "Quando gli Stati Uniti fanno finta di nulla di fronte alle conseguenze della scelta di diluire il valore della propria moneta, quando abusiamo del privilegio di fornire la moneta di riserva mondiale e ci lasciamo tentare da politiche monetarie comode per risolvere i nostri problemi economici interni, mandiamo un messaggio preoccupante al resto del mondo".
Secondo Sheldon, mantenere una moneta che sia stabile e' un imperativo morale per gli Stati Uniti, in particolare in una congiunzione storica nella quale le alleanze strategiche sono di fondamentale importanza.
Nessun commento:
Posta un commento