lunedì 25 agosto 2008

I democratici alla conquista del voto religioso



Denver, CO - In un anno elettorale in cui sia i repubblicani che i democratici corteggiano incessantemente il voto religioso, un incontro tra le diverse fedi diffuse negli Stati Uniti ha ufficialmente dato il via domenica alla settimana della Democratic National Convention (DNC).
In un'esibizione di solida unita' di partito e contemporanea accettazione delle sue diverse anime, orchestrata con grande maestria, una serie di personalita' rilevanti -- rabbini, preti, suore, imam -- sono saliti sul palcoscenico del Wells Fargo Theather al Colorado Convention Center per parlare delle "sacre responsabilita' che gli Americani hanno nei confronti dei propri figli, dei propri vicini, del mondo e della nazione." Letture dai testi sacri di tutte le religioni, dal Corano alla Bibbia passando per il Metta Sutra -- una scrittura buddista -- hanno fatto da transizione tra un discorso e l'altro, mentre interludi musicali offerti dal gruppo Richard Smallwood & Vision ricordavano al pubblico della lunga tradizione americana del gospel.
"I democratici sono, sono sempre stati e continuano ad essere gente di fede," ha detto il Reverendo Leah D. Daughtry, CEO della Convention 2008, aprendo l'incontro. "La gente di fede e', e' sempre stata e continua ad essere democratica," ha continuato il Reverendo, nel tentativo di riconquistare il diritto per il proprio partito di parlare agli elettori religiosi.
Per lo piu', gli interventi hanno cercato di evitare i temi scottanti e si sono concentrati su quei principi che appartengono a tutte le tradizioni religiose, quali l'amore e il rispetto per il prossimo. "Quello che stiamo celebrando oggi e' l'importante intersezione fra fede e politica che esiste nel nostro partito," ha detto il Governatore del Colorado Bill Ritter. Il Governatore ha poi letto un passaggio da Vaclav Havel, attivista per i diritti umani Cecoslovacco poi diventato Presidente; "La politica genuina - la politica che sia degna di questo nome - l'unica politica a cui sono disposto a dedicarmi -- e' semplicemente una questione di servire coloro che ci stanno attorno".
Nonostante l'atmosfera di soffocante corettezza politica, alcuni ospiti - tutti avevano avuto carta bianca e il diritto di parlare di qualsiasi tematica gli stesse a cuore - hanno affrontato senza esitazione punti piu'delicati, quali ad esempio l'aborto.
Il Vescovo Charles E. Blake, della Church of God in Christ, non ha nascosto il proprio conflitto di coscienza da democratico contrario all'aborto e ha preso atto pubblicamente che, su questo argomento, la propria filosofia politica diverge da quella stabilita ufficialmente dal partito. "Sono sicuro che il partito comprende il nostro dolore," il Vescovo ha detto, per poi spiegare che, nonostante queste differenze, lui rimane comunque con il Partito Democratico in quanto e' l'unico che serva davvero l'interesse della gente. Infine, Blake ha sottolineato la speranza che Obama mantenga la promessa fatta di cercare di ridurre il numero degli aborti offrendo alternative alle madri in difficolta'.
Il Dottor Ingrid Mattson, Direttore del Macdonald Center for the Study of Islam and Christian Muslim Relations e la prima donna a diventare Presidente dell'Islamic Society of North America, parlando della sacra responsabilita' dell'America verso il resto del mondo, ha enfatizzato la necessita' di maggiore umilta', rimanendo pur prodiga di complimenti per l'America. "Questo e' ancora il posto migliore al mondo per praticare la nostra fede," ha detto Mattson, che ha anche affrontato apertamente il problema del terrorismo di matrice islamica: "Sono ben conscia che tanto male nel mondo e' perpetrato oggi nel nome della mia religione." Denunciando i crimini che sono stati commessi strumentalmente sotto la bandiera dell'Islam, Mattson ha anche parlato del proprio orgoglio per il comportamento della comunita' musulmana in America, per l'impegno che questi cittadini hanno messo nel difendere la sicurezza degli Stati Uniti, lavorando sul territorio e arruolandosi nell'esercito per servire l'America in patria e all'estero.
L'applauso piu' convinto e' arrivato quando ha preso il microfono Helen Prejean, la suora autrice del libro Dead Man Walking da cui fu tratto l'omonimo film con Susan Sarandon e Sean Penn. "Non e' forse arrivato il momento che la nostra nazione si converta dalla violenza al dialogo e alla diplomazia con i nostri avversari? Non e' forse arrivato il momento che venga istituita una Accademia della Pace a fianco di tutte le nostre accademie militari?" ha chiesto Helen suscitando l'entusiasmo del pubblico. Piu' scetticismo invece ha accolto la sua invettiva lunga e appassionata contro la pena di morte, e la critica severa di quei tratti dell'animo americano che fanno si' che la pena capitale sia ancora legale. "E' nel DNA del nostro paese pensare che uccidere il nemico sia l'unico modo di essere al sicuro," ha detto Sister Prejean. "Dobbiamo eliminare la pena di morte come possibilita," ha insistito con un'audience che appariva dubbiosa. Dopo tutto bisogna ricordarsi che, tutt'oggi, oltre il sessanta percento degli Americani sostiene la pena capitale, e costoro non sono tutti repubblicani.
Nelle questioni di fede come in quasi tutte le altre aree della politica, il Partito Democratico sta cercando di aderire al messaggio presidenziale di unita' e dialogo portato avanti da Barack Obama, sforzandosi di mostrare un'immagine di diversita' armoniosa. Uscendo dal teatro, Betty VanderKooi, da Denver, mi ha detto: "Se solo il mondo potesse sempre essere cosi'!"
Rimane da chiedersi se il resto del paese sia pronto a fare propri gli stessi ideali.
Nel frattempo, attivisti di destra e anti-aborto hanno irrotto nel teatro all'inizio dell'incontro per protestare contro le posizioni di Barack Obama sull'aborto: "Barack Obama e' un assassino di bambini," ha urlato dagli spalti un uomo giovane prima di essere condotto via dalla polizia. Altri attivisti sono rimasti per la durata dell'evento all'esterno del Colorado Convention Center. Tenevano striscioni di dimensioni massiccie che mostravano fotografie estrememante truculente di feti abortiti negli ultimi mesi di gravidanza, mentre urlavano nei loro megafoni che l'aborto e' il moderno olocausto.

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