lunedì 15 settembre 2008

Il parere di due esperti sul lunedi' nero della finanza americana

Washington DC - Lunedi' nero a Wall Street, con l'indice Dow Jones che ha perso 500 punti -- la giornata peggiore registrata alla Borsa di New York dal 2001 -- dopo una serie di eventi drammatici che hanno colpito la finanza americana durante il weekend. La banca d'affari Lehman Brothers ha dichiarato bancarotta, Bank of America ha acquistato il colosso Merrill Lynch per evitargli una fine quasi certa, e la mega-societa' di assicurazione AIG e' alla ricerca disperata di un'iniezione di denaro. Tutto questo succede a breve distanza dall'intervento d'emergenza del governo americano che ha salvato i colossi dei mutui casa Freddie Mac e Fannie Mae e la societa' d'investimenti Bear Sterns.
In una conferenza stampa lunedi' pomeriggio, due esperti del Council on Foreign Relations hanno provato a delineare le conseguenze di questa catena di eventi. "Gli effetti di questa crisi si sentiranno ben oltre le istituzioni finanziarie colpite fin qui," ha detto Sebastian Mallaby, Direttore del Maurice R. Greenber Center for Geo-economics. Secondo l'ex opinionista del Washington Post, il ruolo stesso degli Stati Uniti sul palcoscenico mondiale e' a rischio. Il mondo sta osservando il fallimento del modello americano di finanza fondato su regolamentazione limitata e strumenti finanziari complessi, mentre il modello europeo, piu' conservatore, sta resistendo alle pressioni dei mercati con molto piu' successo. Mentre alcune delle piu' importanti istituzioni finanziarie al mondo crollano sotto il peso di debiti che non hanno il denaro per ripagare, "la posizione strategica di New York come luogo d'attrazione per tutti i giovani finanzieri ambiziosi e' in pericolo," ha detto Mallaby. Di conseguenza, nel lungo periodo gli Stati Uniti potrebbero finire col perdere competitivita' economica, se industrie quali la finanza e i software, le aree dell'economia solitamente piu' innovative, dovesso trasmigrare altrove.
Secondo Benn Steil, il direttore dell'International Economic Council on Foreign Relations, la preoccupazione piu' grossa del Dipartimento del Tesoro e della Federal Reserve dovrebbe essere di salvare la credibilita' degli assetti finanziari in dollari e di prevenire la fuga dei capitali all'estero. "Abbiamo ogni ragione per essere preoccupati per il futuro della Fed e del Tesoro, specialmente se continuano ad espandere le proprie attivita' di prestito e di intervento dell'ultima ora," ha detto Steil. L'inflazione, causata dalla necessita' per la Federal Reserve di garantire un numero eccessivo di prestiti pericolosi con la continua immissione di liquidita' sui mercati, potrebbe motivare gli investitori a spostare i propri soldi in Europa, ad esempio. Non e' una coincidenza che la Banca Centrale Europea abbia gia' imposto restrizioni piu' rigide sul tipo di assetti finanziari che e' disposta a accettare come collaterali per i propri prestiti. In questo senso, secondo Steil, la scelta del governo americano di non intervenire nel caso di Lehman Brothers ha mandato il segnale giusto, ovvero che il sistema finanziario americano e' ancora sano se non fosse per qualche mela marcia.
La crisi finanziaria di quest'anno potrebbe avere ulteriori ripercussioni sul valore del dollaro, in difficolta' gia' da tempo. I piu' preoccupati sono i Cinesi, in particolare della politica monetaria americana, visto che continuano a comprare buoni del tesoro statunitensi per tenere stabile lo Yuan mentre la domanda per i prodotti cinesi e' in continuo aumento. Benn Steil ha spiegato che il salvataggio governativo di Freddie Mac e Fannie Mae e' stato deciso proprio per rassicurare i governi stranieri. Uno dei vantaggi dei buoni americani e' il fatto che sono tra i meno rischiosi, in quanto la Federal Reserve ne garantisce il valore e "puo', anche in momenti di difficolta' , stampare dollari per sostenerli," ha sottolineato Steil. Preoccupato che lasciare fallire questi investimenti potesse danneggiare definitivamente la reputazione degli assetti finanziari in dollari e causare una diminuzione dei capitali stranieri investiti sul mercato americano, il governo si e' trovato senza scelta e ha dovuto intervenire per salvare Freddie e Fannie - che sono comunque sempre stati, almeno in parte, di proprieta' federale.
In ogni caso, ci vorra' del tempo prima che i governi stranieri abbandonino il mercato americano, visto che le riserve di banche centrali in giro per il mondo sono per la maggior parte proprio in dollari. Sarebbe controproduttivo per questi operatori diversificare i propri investimenti con eccessiva velocita', visto che una strategia del genere contribuirebbe a un'immediata perdita di valore del dollaro e quindi delle loro riserve monetarie. Pero,' visto proprio che molti governi stranieri hanno accumulato enormi quantita' di buoni americani, "la minaccia di cominciare a venderli sui mercati internazionali diventera' un'arma importante a livello di relazioni internazionali," ha spiegato Mallaby, visto che potrebbero mandare all'aria il mercato americano in qualsiasi momento.
Naturalmente la notizia del disastro finanziario ha raggiunto velocemente i candidati alla presidenza e sia Obama che McCain hanno fatto dell'economia il punto centrale dei propri discorsi durante la giornata. Allo stesso tempo, secondo Mallaby e' inutile aspettarsi che i candidati comincino ora a offrire soluzioni specifiche alla crisi, visto che negli ultimi due mesi della campagna elettorale e' davvero difficile parlare di politiche specifiche edin particolare di dettagli tecnici quali le sicurezze collateralizzate o gli strumenti derivativi: "Non vogliono apparire indifferenti alla crisi, ma allo stesso tempo non vogliono che gli elettori smettano di seguire e se ne vadano da qualche altra parte," ha detto Mallaby. Di conseguenza bisogna attendersi che Obama e McCain scelgano piuttosto di concentrarsi sulle conseguenze che questa crisi finanziaria potra' avere sull'economia reale, conseguenze a cui i cittadini americani saranno piu' direttamente esposti.
Infine, bisognera' vedere se l'elettorato americano riterra' l'Amministrazione Bush responsabile del disastro finanziario e la fara' pagare a John McCain in quanto repubblicano. Secondo Mallaby e Beil, nonostante questa sia una visione semplicistica della crisi, le cui radici sono ben piu' profonde delle decisioni prese da Bush negli ultimi otto anni, e' comunque possibile che i repubblicani ne soffrano politicamente piu' che i democratici. "Direi che c'e' sempre il rischio per il partito in carica, in particolare in questo caso in cui i repubblicani hanno gia' fatto due mandati consecutivi," ha concluso Mallaby.

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