giovedì 16 ottobre 2008

E fu così che John McCain passò all'attacco...


Woodbridge, VA -- Nell'ultimo dei tre dibattiti televisivi tra i candidati alla Presidenza si sono visti toni polemici che, fino ad oggi, avevano caratterizzato gli spot televisivi più che i faccia a faccia tra John McCain e Barack Obama.
McCain, in una posizione molto difficile secondo tutti i sondaggi, ha deciso di lanciarsi all'attacco senza preoccuparsi troppo della correttezza, dei dettagli e delle conseguenze di questa strategia. Anche per colpa di un moderatore non particolarmente incisivo, gran parte del dibattito, e in particolare l'inizio, si è trasformato in una serie di accuse reciproche a proposito di aspetti della campagna elettorale che nulla hanno a che vedere con le proposte politiche dei due candidati.
McCain ha tirato fuori il nome di Bill Ayers, affiliato negli anni Sessanta al gruppo radicale e violento Weatherman Underground e oggi professore all'Universita' di Chicago, chiedendo a Obama di giustificare i suoi rapporti con lui. Nelle analisi condotte prima del dibattito era stato scritto che un riferimento di McCain a Bill Ayers avrebbe dovuto essere interpretato come un segno di disperazione della campagna del Senatore dell'Arizona. E Obama ha risposto alle accuse adottando esattamente questo atteggiamento. Dopo aver spiegato che l'unica relazione intrattenuta con Ayers risale agli anni Novanta, quando i due sedevano nel consiglio di amministrazione della medesima organizzazione non-profit (assieme a molte altre personalità politiche, democratici e repubblicani), Obama ha dichiarato: "Il fatto che la tua campagna elettorale, John, abbia fatto di Ayers il punto forte del programma elettorale nelle ultime settimane, dà agli elettori più informazioni su quale tipo di persona sei tu, che su di me."
Ci sono state anche altre schermaglie su dettagli marginali della campagna elettorale, per lo più attizzate dai toni acidi di McCain. Obama ha perseguito la medesima strategia dei primi due dibattti. Pur ribattendo alle accuse del Senatore dell'Arizona, Obama ha cercato il più possibile di riportare la discussione sulla politica e sui temi più urgenti di questo autunno; in particolare economia, energia e sanità.
I due hanno chiariato le loro differenze politiche che, in sostanza, si possono riassumere con le filosofie di fondo del Partito Repubblicano e di quello Democratico. Mentre McCain cerca di presentarsi come difensore di un'economia di mercato in cui bisogna lasciare che i ricchi diventino sempre più ricchi perchè la prosperità e quindi la stabilità economica del paese partono dall'alto e scendono verso il basso per il bene di tutti, Obama ha offerto una visione politica fondata sull'idea di un'economia in cui, grazie all'intervento governativo, si può aiutare la classe media a consumare di più e a funzionare da motore del paese.
Rispetto ai primi due faccia a faccia, McCain è risultato decisamente più efficace ed è riuscito a giocare d'attacco obbligando Obama a utilizzare minuti preziosi per la difesa della propria integrità, difesa che è apparsa a tratti troppo timida. D'altro canto, com era capitato nei dibattiti precedenti, dalla metà in poi McCain ha cominciato a perdere spinta mentre Obama ha riconquistato il ruolo centrale nella discussione, mostrando ancora una volta di possedere quell'atteggiamento presidenziale, calmo, distaccato e competente, che gli americani sembrano apprezzare.
In conclusione, nonostante McCain abbia fatto meglio che in passato, le dinamiche di questo ultimo dibattito televisivo non sono state, in fin dei conti, così diverse da quelle già note ed è difficile immaginare che, di per sé, il faccia a faccia all'Università Hofstra nello stato di New York abbia davvero cambiato le carte in tavola.
Io ho seguito il dibattito in un piccolo ristorante italiano in Prince William County, una tra le più contese della Virginia. Il comitato repubblicano della contea aveva organizzato un cosidetto "watch party" per i sostenitori di McCain/Palin. Domani riferirò più dettagliatamente sulle loro reazioni.

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