Woodbridge, VA -- Sulla panna montata che ricopriva la torta di cioccolato e lamponi hanno scritto Keep Virginia Red, lo slogan dietro cui marciano i repubblicani della Virginia nella speranza di riuscire a salvare lo stato da una possibile vittoria democratica. Erano circa una cinquantina di persone per lo piu' sovrappeso e di mezz'eta', radunate in una pizzeria italo-americana dei sobborghi della Virginia settentrionale per fare il tifo per John McCain nell'ultimo dibattito televisivo contro Barack Obama.
Parlando con l'uno e con l'altro prima e dopo il faccia a faccia l'unica cosa che e' emersa con chiarezza e' lo stato confusionale in cui si trovano i repubblicani statunitensi alla fine della Presidenza Bush. Al di la' della paura di una sconfitta risonante nelle elezioni per la Casa Bianca e per il Congresso, sconfitta che potrebbe lasciare carta bianca al Partito Democratico per ridisegnare l'America, perlomeno fino alle elezioni mid-term del 2010, non si capisce piu' bene chi siano questi repubblicani, e cosa li tenga ancora assieme.
I piu' imbarazzati dalla prestazione rovinosa dei due mandati di George W. Bush, i repubblicani stanno cercando di capire quale bandiera sventolare. Dopo che la squadra Bush/Cheney ha fatto del movimento cristiano evangelico e di una cultura religiosa conservatrice il simbolo della propria politica interna e estera, molti oggi stanno ritornando sui temi del conservatorismo in stile Reagan. Poche tasse e governo fuori dai piedi. Del resto i poveretti fanno fatica a farsi una ragione della crisi economica e finanziaria attuale, scoppiata sotto il controllo del GOP e causata, in maniera alquanto contradditoria, da un eccesso di spesa pubbica e esplosione del debito interno e esterno misti a una deregolamentazione selvaggia del sistema bancario.
E cosi' al L & B Pizzeria and Sports Bar di Woodbridge si sono presentati gruppetti rumorosi di coloro, come Joe Mazzoccoli, Mike Graumann e David Hahn (piccoli imprenditori e lavoratori in proprio), che sono terrorizzati dalla minaccia "socialista" posta dalla candidatura di Barack Obama e che chiedono meno tasse e meno governo e che, nonostante normalmente sottoscrivano valori conservatori, non ne fanno il punto centrale della propria scelta di voto. Spiegandosi la crisi economica in termini tutti personali -- e' Bill Clinton il colpevole, per aver cercato di aiutare i meno abbienti a acquistare la prima casa -- perdonano i fallimenti di Bush seppellendoli sotto la grande coperta della sicurezza nazionale.
Ancora piu' confusi sono quelli che continuano a pensare che l'opposizione all'aborto debba essere la priorita' assoluta di un Presidente degli Stati Uniti, come Lori Bower o Anne Palmadesso, due signore con un buon lavoro e molti figli. Solitamente piuttosto ignoranti in fatto di economia, non sanno spiegarsi la crisi ne' con le ragioni offerte dai loro colleghi repubblicane ne' vogliono sentire quelle dei democratici. Di conseguenza non sanno cosa chiedere al politico che siedera' alla Casa Bianca da gennaio. Spesso disillusi da George W. Bush e preoccupati per i figli nell'esercito che potrebbero finire a fare la guerra in Iraq, anche in politica estera questi repubblicani sembrerebbero attratti piu' dal programma di Obama che da quello di McCain. Eppure, ed e' qui che si ritrovano gli elementi che ancora tengono assieme il Partito Repubblicano, un po' per tradizione -- ormai votano repubblicano da talmente tanti anni --, un po' per mancanza di fiducia in un politico giovane e di colore come Obama, si ritrovano a applaudire McCain quando parla di aborto e a guardare esterefatti lo schermo televisivo per il resto del dibattito, cercando di capire che fine ha fatto la loro identita' politica e il movimento, che e' sembrato per qualche anno inarrestabile, dei cristiani evangelici.
Parlando con l'uno e con l'altro prima e dopo il faccia a faccia l'unica cosa che e' emersa con chiarezza e' lo stato confusionale in cui si trovano i repubblicani statunitensi alla fine della Presidenza Bush. Al di la' della paura di una sconfitta risonante nelle elezioni per la Casa Bianca e per il Congresso, sconfitta che potrebbe lasciare carta bianca al Partito Democratico per ridisegnare l'America, perlomeno fino alle elezioni mid-term del 2010, non si capisce piu' bene chi siano questi repubblicani, e cosa li tenga ancora assieme.
I piu' imbarazzati dalla prestazione rovinosa dei due mandati di George W. Bush, i repubblicani stanno cercando di capire quale bandiera sventolare. Dopo che la squadra Bush/Cheney ha fatto del movimento cristiano evangelico e di una cultura religiosa conservatrice il simbolo della propria politica interna e estera, molti oggi stanno ritornando sui temi del conservatorismo in stile Reagan. Poche tasse e governo fuori dai piedi. Del resto i poveretti fanno fatica a farsi una ragione della crisi economica e finanziaria attuale, scoppiata sotto il controllo del GOP e causata, in maniera alquanto contradditoria, da un eccesso di spesa pubbica e esplosione del debito interno e esterno misti a una deregolamentazione selvaggia del sistema bancario.
E cosi' al L & B Pizzeria and Sports Bar di Woodbridge si sono presentati gruppetti rumorosi di coloro, come Joe Mazzoccoli, Mike Graumann e David Hahn (piccoli imprenditori e lavoratori in proprio), che sono terrorizzati dalla minaccia "socialista" posta dalla candidatura di Barack Obama e che chiedono meno tasse e meno governo e che, nonostante normalmente sottoscrivano valori conservatori, non ne fanno il punto centrale della propria scelta di voto. Spiegandosi la crisi economica in termini tutti personali -- e' Bill Clinton il colpevole, per aver cercato di aiutare i meno abbienti a acquistare la prima casa -- perdonano i fallimenti di Bush seppellendoli sotto la grande coperta della sicurezza nazionale.
Ancora piu' confusi sono quelli che continuano a pensare che l'opposizione all'aborto debba essere la priorita' assoluta di un Presidente degli Stati Uniti, come Lori Bower o Anne Palmadesso, due signore con un buon lavoro e molti figli. Solitamente piuttosto ignoranti in fatto di economia, non sanno spiegarsi la crisi ne' con le ragioni offerte dai loro colleghi repubblicane ne' vogliono sentire quelle dei democratici. Di conseguenza non sanno cosa chiedere al politico che siedera' alla Casa Bianca da gennaio. Spesso disillusi da George W. Bush e preoccupati per i figli nell'esercito che potrebbero finire a fare la guerra in Iraq, anche in politica estera questi repubblicani sembrerebbero attratti piu' dal programma di Obama che da quello di McCain. Eppure, ed e' qui che si ritrovano gli elementi che ancora tengono assieme il Partito Repubblicano, un po' per tradizione -- ormai votano repubblicano da talmente tanti anni --, un po' per mancanza di fiducia in un politico giovane e di colore come Obama, si ritrovano a applaudire McCain quando parla di aborto e a guardare esterefatti lo schermo televisivo per il resto del dibattito, cercando di capire che fine ha fatto la loro identita' politica e il movimento, che e' sembrato per qualche anno inarrestabile, dei cristiani evangelici.
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