Washington, DC - John McCain e Barack Obama hanno appena finito di discutere le loro proposte nel secondo dei faccia a faccia televisivi di questa campagna elettorale 2008. L'evento, ospitato dalla Belmont University a Nashville in Tennessee, aveva un formato più adatto a McCain, che ama il confronto diretto con "l'uomo della strada" e si carica di energia nell'incontro con il pubblico. I candidati erano seduti al centro di una piccola arena. Sugli spalti stava un gruppo di selezionatissimi elettori indecisi (hanno persino trovato uno dei pochissimi cittadini afro-americani che non sono ancora stati conquistati da Obama). Le domande sono state poste proprio dagli spettatori in studio, anche se alcune sono state inviate via internet e lette direttamente dal moderatore Tom Brokaw.
Come previsto, McCain è partito forte, anche se ha perso un po' della sua proverbiale vivacità con il proseguire del dibattito. La strategia repubblicana, non dissimile da quella seguita da Sarah Palin durante il dibattito con Joe Biden la settimana scorsa, è stata quella di rispondere nei dettagli al minor numero di domande possibili e di mettere invece l'accento su pochi punti del programma elettorale e su un incessante attacco contro Barack Obama. McCain ha ripetuto l'idea che sia stata la corruzione e l'avidità di un piccolo numero di manager a causare il crollo di Wall Street e ha sottolineato ad ogni occasione il suo piano per l'indipendenza energetica. Nel frattempo, ha accusato Obama di essere nient'altro che un socialista che vuole alzare le tasse, espandere il ruolo del governo e limitare la libertà dei cittadini americani.
Obama, che soffre in questo tipo di dibattito per il suo stile a volte eccessivamente intellettuale, distaccato e professorale, si è destreggiato con un certo successo, legando sempre le politiche di Bush e con le proposte di John McCain. Obama è tornato a spiegare che la crisi è il risultato della deregolamentazione degli ultimi anni e che, di conseguenza, qualsiasi piano economico deve includere una riforma che rinforzi il sistema di controllo degli operatori finanziari.
Obama ha anche sottolineato che le priorità della sua amministrazione sarebbero energia, sanità e educazione, mentre McCain è convinto che debbano essere - oltre all'energia su cui i candidati hanno posizioni relativamente simili - la spesa per la difesa e per i servizi da offrire ai reduci di ritorno dai vari conflitti.
Come previsto, McCain è partito forte, anche se ha perso un po' della sua proverbiale vivacità con il proseguire del dibattito. La strategia repubblicana, non dissimile da quella seguita da Sarah Palin durante il dibattito con Joe Biden la settimana scorsa, è stata quella di rispondere nei dettagli al minor numero di domande possibili e di mettere invece l'accento su pochi punti del programma elettorale e su un incessante attacco contro Barack Obama. McCain ha ripetuto l'idea che sia stata la corruzione e l'avidità di un piccolo numero di manager a causare il crollo di Wall Street e ha sottolineato ad ogni occasione il suo piano per l'indipendenza energetica. Nel frattempo, ha accusato Obama di essere nient'altro che un socialista che vuole alzare le tasse, espandere il ruolo del governo e limitare la libertà dei cittadini americani.
Obama, che soffre in questo tipo di dibattito per il suo stile a volte eccessivamente intellettuale, distaccato e professorale, si è destreggiato con un certo successo, legando sempre le politiche di Bush e con le proposte di John McCain. Obama è tornato a spiegare che la crisi è il risultato della deregolamentazione degli ultimi anni e che, di conseguenza, qualsiasi piano economico deve includere una riforma che rinforzi il sistema di controllo degli operatori finanziari.
Obama ha anche sottolineato che le priorità della sua amministrazione sarebbero energia, sanità e educazione, mentre McCain è convinto che debbano essere - oltre all'energia su cui i candidati hanno posizioni relativamente simili - la spesa per la difesa e per i servizi da offrire ai reduci di ritorno dai vari conflitti.
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